Non tolleriamo chi fa del male e vuol cavarsela

Olindo e Rosa: la gente li condanna ma per certi versi li giustifica 

Scrivo per protestare vivamente riguardo a quanto scritto nel vostro quotidiano a proposito della sentenza di ergastolo inflitta per la strage di Erba.
Vorrei dire al giornalista Ferrari che non può permettersi di insultare i lettori affermando che in «ognuno di noi c’è un pezzetto di Rosa e un pezzetto di Olindo». Vergogna. Nessuno di noi - anche se avrà avuto sicuramente diverbi con qualche vicino - si sogna neanche lontanamente di sgozzare qualcuno, tantomeno un bambino di due anni, ma che dico: nè bambini nè donne nè poveri uomini ignari e innocenti, che come il signor Frigerio, ha tentato di correre in aiuto di persone aggredite così barbaramente. Mi sento offesa, come persona, come donna, come cittadina, in tutti i sensi. Non sarei capace di sgozzare neanche una mosca, figuriamoci una persona. E qui non c’entra nè razzismo nè altro. Finiamola di trinciare giudizi su tutti questi Italiani intolleranti e cattivi. Io non sono così e tanti altri come me, ne sono sicura, si saranno sentiti feriti nei loro sentimenti da queste parole. Non siamo nè razzisti nè intolleranti, siamo solo esasperati da tante situazioni estreme che si creano. Non sopportiamo chi fa tanto male e pensa di cavarsela a buon mercato, di qualunque razza sia. I due imputati, se fossero stati davvero innocenti come vogliono farci credere, sarebbero stati completamente disperati durante il processo, e non così tranquilli e serafici e intenti a farsi le moine, come gli è stato indegnamente permesso.

Lucia Mariani

Gentile lettrice,
 comincio con lo scusarmi, visto che evidentemente non sono riuscito a spiegarmi a dovere. Non volevo, ovviamente, insinuare che altri comaschi potrebbero compiere un delitto di simile efferatezza, ci mancherebbe. Volevo solo evidenziare quel che, da cronista, ho visto in questi due anni: mi riferisco alle voci dei tantissimi comaschi che invocando da una parte il massimo delle pena per Rosa e Olindo, dall’altra hanno cercato, forse senza neppure rendersene conto, di giustificarli, sostenendo che in fondo erano stati provocati dal viavai di gente «strana» del piano di sopra, da quell’Azouz e dalle «tante situazioni estreme che si creano», come mi scrive Lei, mentre Olindo, alle cinque del mattino si alzava per andare a lavorare. Mi creda, gentile lettrice: è un pensiero molto più diffuso di quanto si immagini, ed è questo che intendevo scrivendo che un po’ di Rosa e un po’ di Olindo sono dentro ciascuno di noi. Il che, per fortuna, non basta a renderci tutti assassini.

Stefano Ferrari
s.ferrari@laprovincia.

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