Cara provincia
Sabato 20 Settembre 2008
Perché dire grazie a chi fa soltanto il proprio dovere?
La norma dovrebbe essere quella di trattar bene tutti quanti
Vedo che il giornale pubblica continuamente lettere di persone che mostrano il loro apprezzamento per come sono state curate nei nostri ospedali. Nella lettera pubblicata lunedì il lettore manifestava addirittura stupore per l’ordine, la pulizia, l’organizzazione, la cortesia, la professionalità e la disponibilità di medici ed infermiere.
Siamo sulla buona strada per diventare anche noi un Paese normale. Lo diventeremo definitivamente quando in questa rubrica leggeremo sporadicamente solamente lettere di persone che si lamenteranno per essere state maltrattate in quanto anche da noi la norma sarà quella di trattare bene tutte le persone. Anche negli uffici pubblici.
Virgilio Testoni
Grandate
Critiche ed elogi, fischi e applausi sono manifestazioni emotive che appartengono alla quotidianità del vivere. Spesso non seguono criteri razionali, ma obbediscono ad un impulso interiore: si prova un’emozione più o meno intensa e, quasi per un riflesso istintivo, ci si convince che è opportuno comunicarla agli altri. Nascono così molte delle lettere che riceviamo e che sono un po’ il sale e il pepe di queste pagine.
Certo, tutti vorremmo ritrovarci in una Città del Sole, dove le cose funzionano a puntino, ciascuno fa il proprio dovere, nessuno calpesta i diritti altrui. Purtroppo non è sempre così.
Anzi, spesso e volentieri, quando ci imbattiamo in qualche bruttura, questa Civitas Solis ci appare popolata da anime morte. In realtà, nessuna di queste due opposte sensazioni è vera: questa Como non sarà un Paradiso, ma non è neppure l’anticamera degli Inferi: il più delle volte il problema è negli occhi con cui la si guarda.
Capita allora che, in mezzo a tante cose che non vanno, qualcuno si sorprenda di trovarne una che funziona e avverta impellente il bisogno di gridarlo al mondo. E’ una reazione comprensibile, anche se il buonsenso dovrebbe suggerire altri atteggiamenti. Insomma, perché ringraziare chi, fino a prova del contrario, non sta facendo null’altro che il proprio dovere ed è pagato per farlo? Se questo è il senso della sua riflessione, come mi pare di cogliere fra le righe, caro Testoni, non posso darle torto. Il cammino verso il Paese normale che lei auspica è ancora lungo, ma, allo stesso modo, perché dovremmo negare ai nostri lettori il piacere innocente e liberatorio di regalare un grazie? Male non fa. Del resto abbiamo la coscienza a posto: quando c’è da bacchettare, non ci siamo mai tirati indietro.
Pier Angelo Marengo
[email protected]
© RIPRODUZIONE RISERVATA