Perché i politici non parlano delle loro retribuzioni?

Un tema che la campagna elettorale ha accuratamente eluso

Cara Provincia,
da qualche giorno  è iniziato l’ultimo sprint della campagna elettorale. Onorevoli e senatori affollano i salotti televisivi e recitano la commedia della politica. I giornali sono pieni di parole, parole, parole, polemiche e provocazioni a volte senza senso. Fra le tante discussioni, emerge sempre il problema degli stipendi dei lavoratori dichiarati anche dall’Ocse i più bassi d’europa, ma non trovano soluzioni per aumentarli, mentre le loro  retribuzioni aumentano sempre. Perché non parlano di questo? Sono arrivati a percepire mensilmente più di 15000 euro i più alti della zona euro.
 Parificandoli ai partner europei si risparmierebbero (sui 1000 parlamentari) 90 milioni di euro l’anno che si potrebbero distribuire per altre cause: sarebbe un buon inizio. Parlano della "Casta" come se gli argomenti trattati dall’omonimo libro non li riguardassero. Poi gli stessi si rammaricano sentendo che il 30% degli Italiani dichiara nei sondaggi di non voler andare a votare. Questo a loro pesa, perché è in gioco il potere, e hanno bisogno del voto della gente; quella gente che verrà subito dimenticata da martedi, finite le consultazioni: chi avrà ottenuto il posto di comando, raggiunto lo scopo, si scorderà tutto quanto dichiarava in quei concitati momenti di campagna elettorale, passati a gridare slogan nelle piazze d’Italia. Perché domani è un altro giorno. Ci diranno che i problemi da risolvere sono troppi, le risorse poche: così, dopo tante promesse, saremo ritornati ancora una volta al punto di partenza.

Gianni Picchioldi
Lurate Caccivio

I parlamentari italiani sono i più pagati d’Europa: neppure la ricca Svizzera si concede questi lussi. Anzi, nella vicina Confederazione il politico di mestiere non campa di politica. L’anomalia della situazione italiana deriva in gran parte da un automatismo che lega gli stipendi dei nostri onorevoli a quelli dei magistrati presidenti di sezione della Cassazione. Pertanto, mentre in piazza predicano il rigore, nell’istante stesso in cui parlano la loro indennità si adegua automaticamente al caro vita, con una progressione di gran lunga superiore all’inflazione programmata, ai cui parametri sono invece ancorati gli stipendi e le pensioni dell’uomo qualunque. Poi c’è lo scandalo del trattamento di quiescenza, dei rimborsi spese, di tutti gli annessi e connessi che li hanno trasformati in casta. Peraltro la politica locale non è da meno: l’indotto della sola provincia di Como costa al contribuente circa 4 milioni di euro l’anno.
 La politica è un affare. Ecco perché molti sgomitano per farsi largo e conquistare un posto. E non è necessario raggiungere la poltrona: per sopravvivere dignitosamente basta la cadrega. Può durare tutto questo? Chi può dirlo. Il clima è pesante, la sfiducia è uno stato d’animo trasversale: ma l’unica cosa da non fare domani è non andare votare.

Pier Angelo Marengo
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