Cara provincia
Lunedì 21 Aprile 2008
Perché la ricchezza viene associata al ladrocinio?
Ci sarà pur qualcuno che è diventato ricchissimo per i suoi meriti
Mentre leggevo i suggerimenti del sig. Attanasio su come contrastare tutte le mafie (lettera che è una provocatoria tentazione, quindi ci casco) alla radio passava «Il mondo che vorrei», l’ultima canzone di Vasco Rossi. Il lettore vorrebbe un mondo con un livello massimo di ricchezza legale (per quella illegale, ovviamente, il problema non si pone) pari a € 500mila, tanto per essere generosi. Perchè, dice sempre il lettore, oltre un certo limite si è ricchi solo perchè si ruba o, nella migliore delle ipotesi, perchè si è aiutati da leggi inique. Non so perchè, ma non sono riuscito a non pensare a Vasco Rossi, che mi intratteneva in sottofondo.
Anche quest’anno il cantante ha in programma una serie di concerti - con stadi e palazzetti tutti esauriti e oltre 600mila spettatori. Facciamo € 25 mediamente per persona e si arriva a un giro d’affari di 15 milioni di €uro. D’accordo che deve pagare tutta l’organizzazione nonché il fisco in agguato, ma gli resterà attaccato qualcosina in più dell’accennato generoso tetto? E’ quindi anche il rocker un gaglioffo degno di esproprio? O è solo un bravo cantante? A questo punto mi domando: è mai possibile che la ricchezza (anche enorme) debba essere sempre associata al ladrocinio e alla furfanteria?
Possibile che non ci sia nessuno che sia diventato ricchissimo perché ha una bella voce e riempie gli stadi vendendo milioni di dischi, o sa scrivere bene e i suoi libri vanno a ruba o, semplicemente, ha idee innovative che hanno successo?
Adriano Giudici
Como
Caro Giudici,
le provocazioni sono fatte apposta perché qualcuno le sappia raccogliere, se possibile con la grazia e l’acume che ci mette lei. Nessun tetto alla ricchezza lecita: ci mancherebbe. Eppure, per quanto mi sforzi, la seguo solo con qualche riserva. Un proverbio toscano - ma i toscani, si sa, sono linguacce - dice che l’Arno non s’ingrossa d’acqua chiara. Significa che le grandi fortune non sono mai figlie dell’onestà. Se preferisce: quasi mai.
Oggi, in questo nostro Occidente democratico, con lo Stato sociale che bene o male siamo stati capaci di darci, certi arricchimenti sono rari e fanno pensare. Le regole rendono difficile il far quattrini. Farne tanti e onestamente, direi che è quasi impossibile. Converrà con me che è più facile riuscirci con artifici e mezzucci. Questo non significa che la fortuna economica non possa essere il giusto premio di un’idea vincente. Per esempio, per molti imprenditori capaci e lungimiranti, il ritorno economico è la lecita remunerazione dell’intuizione, del rischio e del coraggio. Però questo è anche un mondo di furbi che agiscono senza rispetto delle regole. Spesso è solo l’entità del furto a fare la differenza: ruba un legno e sei un ladro, ruba un regno e sarai duca, dicevano i nostri vecchi. Ebbene, non è questo il mondo che vogliamo. Ma se uno ha talento e diventa ricchissimo pagando le tasse, noi non gli mettiamo un tetto: ci togliamo il cappello.
Pier Angelo Marengo
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