Quel 2 giugno che per molti è solo un giorno

C'è chi non sa che è la festa della Repubblica

Ho ascoltato il messaggio del presidente Napolitano per la festa della Repubblica: ha detto che rischiamo una regressione civile a causa della violenza e ha auspicato che tutti i cittadini collaborino perché si instauri un clima diverso nel Paese. Parole nobili e condivisibili: la violenza va fronteggiata con leggi adeguate, le forze dell’ordine si devono impegnare a farle rispettare, i cittadini devono fare la loro parte. È però singolare che mentre il presidente si affanna per le sorti dell’Italia, una buona parte degli italiani non sa neppure che il 2 giugno è la festa della Repubblica. Un sondaggio dice che il 29 per cento non sa che cosa avvenne il 2 giugno e solo il 45 per cento considera l’identità italiana più rilevante di quella europea. Molto deludente e forse irreversibile, temo.

Francesco Castelletti
Malnate

Rimuovere le cause del tiepido senso d’italianità e dell’ignoranza della storia repubblicana è operazione quasi disperata perché non si tratta d’assolvere a un compito, ma d’effettuare un’impresa. Non è altrimenti definibile ciò che comporterebbe una rivoluzione scolastica (sono soprattutto gli studenti a non sapere che il 2 giugno del ’46 si tenne il referendum per scegliere tra Monarchia e Repubblica), una rivoluzione della comunicazione istituzionale (cogliere queste circostanze per rivisitarle storicamente e non solo per celebrarle a suon di fanfare), una rivoluzione del costume politico (comportarsi meglio per conferire maggior decoro alle cariche ricoperte, e attraverso l’autorevolezza riconquistata far riaccostare il Paese reale a quello legale), infine una rivoluzione della mentalità corrente (impegnarsi per il riacquisto del senso d’appartenenza alla comunità nazionale, evitando che riaffiori solo in occasione di grandi manifestazioni sportive, calcistiche in particolare). Purtroppo è ancora lontano il giorno in cui finiremo di pagare lo scotto di secolari campanilismi e asservimenti allo straniero, fenomeni che a lungo hanno impedito di creare una nazione. Nata, va ricordato, non per un prevalente movimento di popolo, ma per una prevalente azione di diplomazie statuali europee. E poi svilita dall’abuso che proprio dell’idea di nazione fece il fascismo, favorendo la successiva e pluridecennale rimozione dell’amor di patria. Riportare tutto questo nella cornice che gli è propria è più complicato che raddrizzare la torre di Pisa, e credo che molti italiani continueranno a fare vacanza il 2 giugno senza sapere perché.
Massimo Lodi

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