Stadio vietato ai violenti: è buonsenso

Un plauso alla decisione delle prefetture di Como e Varese

Cara Provincia,
plaudo alla decisione da parte delle prefetture di Como e Varese e dell’organo competente in materia, di vietare la trasferta ai tifosi del Varese Calcio per il derby che si terrà il prossimo lunedì allo stadio cittadino di Como.
Una volta tanto ha prevalso il buon senso: era sicuramente troppo rischioso permettere alle due tifoserie di venire a contatto, qualcuno parla di fine del calcio, gli ultrà sono delusi e quella sera probabilmente si annoieranno a vedere i soli colori sventolare sulle gradinate; era sicuramente più bello magari fare la caccia al tifoso ospite, caricare i poveri agenti che prestano servizio per una manciata di euro, ma io dico finalmente!
Prima che ci scappi il morto come nei tristi episodi dello scorso campionato, io accetto di buon grado questa decisione e lunedì inviterò amici a casa a vedere la partita davanti alla tv, senza nessuna paura e senza rischi.
Il calcio è allegria! Non roviniamo questo bellissimo sport, ripuliamo gli stadi da quei beceri che con il tifo c’entrano poco o niente!
Saluti sinceri da un tifoso lariano

Ruggero Ciotola
Como

Qualsiasi decisione possa essere utile per una maggiore sicurezza è apprezzabile, questo va da sè. Se la decisione di non avere la tifoseria varesina presente a Como può evitare problemi e fastidi, va bene prenderla. Su questo siamo d’accordo. Del resto non ha colto di sorpresa nessuno: ormai ogni domenica questo genere di provvedimenti viene adottato su molti campi, dalla serie A alla serie D, e ci si deve adeguare. Punto.
Non si può però non comprendere, caro signor Ciotola, il fastidio di chi allo stadio ci va e ci vorrebbe andare tranquillamente a vedere la partita. E magari, perché no, a tifare contro l’avversario (perchè se no che tifo è?), senza però per questo voler ammazzare nessuno. E che queste persone siano la maggioranza è un dato di fatto. Il calcio è allegria, lo dice anche lei. E non c’è nulla di allegro nel prendere atto della necessità di provvedimenti come questi. Così come non si può non rendersi conto che, purtroppo, allontanare i violenti dallo stadio a volte può semplicemente voler dire spostare il problema di qualche metro più in là. Lasciando ai violenti la possibilità di esserlo comunque, fuori dallo stadio. E penalizzando alla fine solo i semplici spettatori. Questi divieti sono un primo passo, speriamo e crediamo utile. Ma non devono essere l’unico nè l’ultimo. Perchè è di soluzioni che c’è bisogno, non di proibizioni.

Lilliana Cavatorta

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