Torna Cassano e si pensa al Macchiavelli

E' un pessimo esempio per i giovani eppure l'hanno convocato

Vi premetto che sono un po’ all’antica, o forse un po’ troppo, e dunque date il peso che merita a quello che vi sto per dire. Però sono rimasto esterrefatto dalla convocazione nella nazionale di calcio che disputerà i campionati europei di Antonio Cassano, uno che ha fatto di tutto per non meritare di vestire mai più la maglia azzurra. Mi pare inutile elencare i comportamenti sconvenienti che lo hanno visto protagonista durante la sua carriera, e che si sono puntualmente ripetuti dopo il rientro in Italia dall’infelice esperienza al Real Madrid.
Cassano continua a essere un pessimo esempio per i giovani, e di questo si dovrebbe tenere conto quando si chiamano i giocatori che devono rappresentare l’Italia all’estero. Proprio all’estero si è fatto una cattiva fama, proprio come in Italia. Eppure il commissario tecnico Donadoni non ha valutato tutto questo e ha pensato bene di inserirlo nella nostra squadra, ignorando l’impatto negativo che la presenza di Cassano avrà. Anche nel calcio, proprio perché è uno sport popolare, bisognerebbe dare messaggi educativi. Mi sbaglio?

Franco Turatti

Non si sbaglia affatto, ma la sua riprovazione è destinata a rimanere un puro esercizio d’accademia. Cerco di spiegarle perché. La vicenda attuale e quelle del passato che han riguardato Cassano sono altamente rappresentative d’alcune endemiche (e per tale motivo incorreggibili) caratteristiche dell’italianità. Siccome (1) il ragazzo è geniale nel fare il suo mestiere, la corrente di pensiero prevalente gli abbuona volentieri le sregolatezze di cui continuamente dà esibizione. Anzi, le considera una fantasiosa, simpatica, inevitabile appendice della genialità. Siccome (2) questo mix di colpi di classe e di maleducazione dà comunque assai spesso un esito positivo in termini di risultato pedatorio, l’indulgenza diventa perdono. E il protagonista acquista un profilo non dico mitico, però senz’altro di grande e invidiato protagonista della scena sportiva e mediatica.
Siccome (3) anche il calcio, come la politica e altro ancora che sta sotto le luci della ribalta, costituisce lo specchio della nazione, era inimmaginabile che il cittì si comportasse diversamente da come ha fatto. Le questioni etico-educative sono assolutamente di retroguardia quando in ballo c’è la conquista d’un obiettivo. Se il nostro e illustre antenato Machiavelli sosteneva che il fine giustifica i mezzi, che problema di coscienza privata e pubblica vuole si ponga un Donadoni qualunque dell’epoca contemporanea?

Massimo Lodi

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