Tutti i politici indagati si dicono sereni

Ma anche per Del Turco deve valere la presunzione di innocenza

Cara Provincia,
sentivo stamane alla radio Ottaviano  Del Turco, ex presidente della regione Abruzzo incriminato per presunte bustarellone incassate, dichiarare che, di fronte alle accuse si sente "sereno". Se ci fate caso, fin dagli anni 90, tempi dell’operazione  "Mani pulite" , tutti i politici indagati fanno la stessa dichiarazione e, questo è il bello, usano sempre lo stesso vocabolo: sereno.
 Chissà, forse è un  messaggio in codice "Casta" per dire: «Con quello che avete in mano non riuscirete lo stesso  a fregarmi»; già, perchè se io fossi accusato ingiustamente sarei  nient’affatto sereno ma, giustamente, molto incavolato. Ricordiamo tutti l’atteggiamento di Enzo Tortora di fronte alle accuse di spaccio di droga: ne soffrì talmente che ci lasciò la pelle per un cancro. Pei i nostri politici invece un’incriminazione per corruzione equivale a prendere il Valium.

Virgilio Testoni
Grandate

Caro Testoni,
 la serenità è uno stato dell’animo davvero invidiabile. E’ qualcosa di molto vicino all’atarassia degli epicureei e degli scettici, cioé a quell’assenza di turbamento che ci pone al riparo dalle umane passioni. C’è chi per raggiungere questa felice condizione ha bisogno di una flebo di Valium, chi intraprende un percorso di fede e poi magari si ritira in convento e chi invece, per raggiunge la vetta della torre eburnea, deve passare attraverso una cella delle patrie galere. Ciascuno segue un proprio percorso interiore e risponde alla propria coscienza. Non credo che si possano fare confronti, anche se sono convinto anch’io che un innocente in galera sia più incline alla disperazione e alla rabbia che alla serenità.
E’ il caso, che lei cita, di Enzo Tortora: parlando della drammatica esperienza di cui fu vittima, disse che gli era «scoppiato qualcosa dentro». Poi si ammalò e i sostenitori di un’origine psicosomatica del cancro ebbero così nuovi argomenti per supportare la loro teoria.
Oggi Ottaviano Del Turco è chiamato a rispondere alla giustizia degli uomini, accusato com’è di aver percepito tangenti per sei milioni di euro in concorso con alcuni assessori e funzionari della Regione Abruzzo. Ha trascorso 28 giorni nel carcere di Sulmona, poi gli sono stati concessi i domiciliari. Sorride e si dice sereno, nonostante le bordate di un superteste. Mah! A me pare che la vicenda sia un tantino confusa e il suo epilogo giudiziario ancora lontano: fino a quel giorno deve valere anche per Del Turco la presunzione di innocenza. Con una punta di malcelata invidia per quella serenità che lui ostenta e che noi cerchiamo invano.
 
Pier Angelo Marengo
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