Tra il Como e Morandi
è una questione di cuore

L'autore del pareggio con il Verona: "Non è stato facile lasciare Novara ma qui posso giocare e punto sulla salvezza"

COMO - «Piacere, Mattia Morandi. Mi manda Stefano Borgonovo». Ebbene sì, ci aveva visto bene il “Borgo” una decina di anni fa. A quei tempi allenava le giovanili del Como e volle a tutti i costi un giovanissimo Mattia Morandi. Fu accontentato. «Che grande scuola è stata per me - dice Morandi -. Mi hanno insegnato tutto al Como, inculcandomi la mentalità del calciatore professionista: metterci sempre tanta umiltà e non mollare mai. Una scuola che mi ha accompagnato sempre, visto che a Legnano e a Novara ho incontrato nuovamente Massola».
Ora è tornato, dopo aver girovagato un po'. Decisivo per la sua partenza il fallimento del Como. A 16 anni in D gioca tre partite, poi il presidente Barzaghi lo manda all'Udinese, promettendolo per l'anno dopo al Legnano, dove gioca tre anni, fra C2 e C1. L'anno scorso l'esperienza al Novara pigliatutto. Ora è il momento di contraccambiare, anche se il vecchio Como di Morandi non c'è più. Ma Como è stata la prima scelta, soprattutto per ragioni di cuore, quando la scorsa estate al Novara neopromosso in serie B hanno deciso di mandarlo a giocare in prestito. Morandi si sta rivelando sempre più decisivo, soprattutto quando entra a partita in corso. Domenica contro il Verona è subentrato a Filipe al 28' della ripresa, segnando al 43' il gol del pareggio. Era già successo a fine novembre con la Salernitana: dentro al 27', gol del 2-1 al 30'. Due gol in nove presenze, niente male per un centrocampista. Un ritorno importante per il Como, un giocatore di qualità che a soli 22 anni ha già una discreta esperienza in categoria. Che ha scelto Como anche per ritrovarsi dopo i guai fisici dell'anno scorso.
Un'operazione al cuore l'ha tenuto lontano dal campo da gennaio fino a fine campionato: «Nulla di serio per la carriera, ma un intervento necessario per evitare problemi fra qualche anno. Sono stato fuori tanto, forse è per questo che ora ho piccole ricadute che non mi permettono di essere sempre al cento per cento».
Personalità e bei colpi, in un Como spavaldo che segna poco ma lotta, pur tra mille difficoltà: «Noi ora dobbiamo solo pensare a dare tutto per la squadra. Se un giovane fa bene in Lega Pro, può avere un futuro importante. Contro il Verona si è visto un Como giovane e pimpante, giusto così. A vent'anni si deve essere pronti e con il Verona ne abbiamo avuto la dimostrazione: visto Bardelloni che bravo?».
Magari ora il Novara ti rivorrebbe indietro… «Tutte voci prive di fondamento. Sto bene qua, anche se andare via da una società modello come il Novara non è stato facile. Ma devo giocare e a qui posso farlo. Sperando di essere d'aiuto al Como, che non merita di stare così in basso».
Ora che si aspetta Morandi? Giocare un po' di più magari? «Mi hanno insegnato che se ti alleni bene, la domenica giochi. Anche i nostri mister usano questo criterio, quindi se continuo ad allenarmi così, prima o poi sarà anche il mio turno. Più di tutto, però, spero nella salvezza del Como». Con un Morandi così, è più facile crederci.

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