Caso Zambrotta
Al Como il primo round

La sentenza è stata emessa dal giudice del Tribunale di Como, Giambattista Nardecchia, che ha ricusato quindi le ragioni mosse dal curatore fallimentare dell'ex Calcio Como: la società non dovrà restituire 800.000 euro

COMO - Il giudice ha dato ragione al Calcio Como. Il famoso "caso Zambrotta" si è risolto a favore della società attuale, che quindi non sarà costretta a restituire la somma a suo tempo incassata come indennizzo dall'Uefa per il trasferimento del giocatore, in questo caso dal Barcellona al Milan.
La sentenza è stata emessa lunedì dal giudice del Tribunale di Como, Giambattista Nardecchia, che ha ricusato quindi le ragioni mosse dal curatore fallimentare dell'ex Calcio Como. Mettendo la parola fine almeno per una parte a una vicenda che comunque gravava sul Como attuale come possibile spettro di un esborso economico sicuramente oneroso.
Nel caso specifico, si sarebbe trattato di una cifra intorno al mezzo milione di euro, considerati anche gli eventuali interessi maturati nel frattempo. Come detto, il Como aveva a suo tempo incassato un importo totale di circa 800.000 euro, leggermente inferiore quello legato al passaggio di Zambrotta dal Barcellona al Milan, di circa mezzo milione di euro invece quello relativo al trasferimento di Gianluca dalla Juventus al Barcellona. Perché quei soldi al Como? Perché l'Uefa prevede un riconoscimento in denaro, parametrato all'ingaggio del giocatore in questione a ogni passaggio tra club di diverse nazioni, per la società di provenienza, dove il giocatore è cresciuto calcisticamente. Qualcosa di simile all'indennizzo che viene riconosciuto alla società di origine quando un giocatore esordisce in serie A.
Nel caso di Zambrotta, si tratta evidentemente del Calcio Como. Il caso si era aperto quando il curatore fallimentare - divenuto a tutti gli effetti il titolare della situazione patrimoniale della società fallita - aveva rivendicato il fatto che Zambrotta fosse cresciuto nel Como precedente, e non in questa che di fatto è una società nuova. Quello che invece il giudice ha riconosciuto è che il Calcio Como attuale, difeso dall'avvocato Roberto Manfredi, è assolutamente legittimato a esigere quel credito, in quanto maturato successivamente al fallimento. Quindi, assolutamente di competenza della nuova società. Una sentenza che a questo punto fa da apripista anche alla seconda causa - per cui la sentenza è però prevista tra diversi mesi, nel luglio 2012 -, che sulla carta dovrebbe seguire la medesima falsariga, trattandosi di un caso assolutamente identico, che di diverso ha solo le date e una delle squadre al centro del passaggio, cioè quello dalla Juventus al Barcellona.
Motivazione indicata dal giudice, anche il fatto che quel riconoscimento economico dell'Uefa sia destinato alla crescita di giovani calciatori. Destinazione evidentemente inesistente per una società fallita.

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Eco di Bergamo Gianluca Zambrotta