Arriva Corneliusson: «Como
è casa mia, ho dato il sangue»

L’indimenticato centravanti svedese è in città per qualche giorno di vacanza

È arrivato. Dan Corneliusson è sbarcato a Como per la sua quattro giorni di vacanza sul Lario, in compagnia della seconda moglie, della figlia Matilda (14 anni) e di qualche amico. Poi si trasferiranno in Toscana. Quando arriva Corneliusson è sempre festa. Perché pochi giocatori come lui si portano dietro la gioia dei colori azzurri: l’amore è autentico e traspare dagli occhi. Sette anni dopo l’ultima volta, eccolo qui: appuntamento al Bar Touring, con la sua preziosa guida comasca, l’amico super tifoso Filippo Molteni. Dopo il messaggio a Como nel primo lockdown e quelli a sfondo calcistico, eccolo dunque in carne e ossa.

Bello

«È sempre bello tornare qui. Questo posto per me è speciale. Come Goteborg. Ci ho giocato cinque anni, e ho avuto il tempo per entrare in sintonia con le persone. Non è come quando in un posto ci stai uno o due anni. Questa è casa mia. Ci ho lasciato i cuore. E poi è il posto più bello del mondo».

Ora il Como è in B, con una maglia tra l’altro che è stata disegnata come omaggio a quella che indossava lui: «A me piaceva quella più scura. Comunque adesso è tutta un’altra cosa: non potevo credere che il Como fosse in C o in D, per così tanto tempo. Quando ero qui era una squadra che faceva paura a tutti, a Gullit e a Maradona».

I ricordi vengono fuori senza difficoltà: «Pochi sanno che io a 10 anni feci una vacanza a Como, nel campeggio vicino all’autostrada: evidentemente era destino. Su cinque anni, però, ne ho giocati tre: gli altri ero sempre infortunato. I difensori erano più cattivi rispetto ad ora. Più volte sono uscito dal campo con i calzettoni sporchi di sangue. Mi ruppi un tendine a furia di ricevere colpi. Gentile e Brio i più tremendi, ma quello che mi fece male fu Mannini che mi ruppe un ginocchio. E saltò il trasferimento alla Roma». Allenata da Eriksson: «Gli facevo sempre gol: alla Roma due volte, alla Fiorentina... Volevo mettermi in mostra. E Liedholm mi voleva al Milan, mi invitò anche a cena. Il mio migliore amico? Il povero Borgonovo, Maccoppi, belle persone. Ero e sono molto amico di Todesco: perché sapeva l’inglese e mi aveva aiutato tantissimo». E infatti Todesco è uno dei registi della reunion che ci sarà martedì tra vecchi compagni di squadra.

Il gol

Il gol più bello? «Quello con il Verona, tanto è vero che Elkjiaer applaudì, e l’applauso di un avversario è sempre bello». Il ricordo più divertente? «La tournee in Svezia. Io non giocai perché ero infortunato. Ma ricordo che i miei compagni si divertirono molto...». Alza il calice: cin cin.

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