Banchini e il laboratorio Como
Dalla difesa a 4 all’attacco fantasia

L’analisi delle sette formazioni messe in campo dal tecnico azzurro

Sette giornate disputate. E dunque qualche riflessione sulle scelte tecniche di Banchini, su come ha schierato il Como, sulla piega che sta prendendo la disposizione sul campo degli azzurri, ora si può fare. Una analisi monca, o parziale se preferite. Perché il campionato ha proposto un inizio di torneo ricco di impegni infrasettimanali, partite ravvicinate e dunque un turnover scontato. Certe scelte sono state necessarie. E quello che ci aspetta nelle prossime settimane sarà senza dubbio peggio, visto che ci saranno ancora partite ravvicinate (con i recuperi da fare) e in una condizione fisica che, per effetto dello stop per Covid, imporrà un turnover ancora più massiccio.

Eppur tuttavia si può ragionare. Con una premessa: parlare di moduli è sempre in parte fuorviante, tenuto presente che le squadre (e il mister comasco lo fa spesso) cambiano modulo spesso a partita in corso. Eppure, dacché si è cominciato a sintetizzare così il modo di stare in campo (cioè dalla fine degli Anni Ottanta, con i 4-4-2 sacchiani o i 4-3-3 zemaniani di facile sintesi a dare la stura alle analisi tattico-numeriche), è un modo di leggere le cose. Non una scienza esatta, ma un elemento in più. Qui a fianco vedete le sette formazioni schierate dall’inizio da Banchini e potete farvi una idea delle scelte, di sistemi di gioco e giocatori utilizzati. Certo è che la vicenda ha vissuto una trasformazione profonda. Banchini ha puntato per due anni sul 3-5-2, ma questa estate sono successe due cose: primo, la volontà del mister di cambiare strada, passando dalla costruzione con un play alla costruzione con due mediani (3-4-2-1 e 4-2-3-1 i moduli messi in cantiere); secondo, la richiesta da parte i Denis Wise di avere una squadra più camaleontica possibile, meno legata a schemi fissi e pronta a cambiare anche partita in corso. Cosa, quest’ultima, che va d’accordo con la maniera di intendere il calcio di Banchini, che cambia spesso e volentieri a gara in corso.

La stagione però ha visto cambiare quelli che erano i presupposti di partenza. Banchini è partito con la difesa a tre, ma non ha praticamente mai schierato il 3-4-2-1 (schema che tra l’altro aveva adottato in quanto la rosa proponeva all’inizio un solo attaccante di ruolo). È passato al 3-4-3, con una interpretazione diversa dei due uomini a supporto della punta centrale, con Gatto, Terrani e Cicconi a turno, larghi. Anche se si tratta di due giocatori capaci di accentrarsi, saltare l’uomo e concludere. Una interpretazione diversa da quella di Peli. Il Como ha giocato con questo sistema tre partite. Poi, dopo la sconfitta in casa con il Lecco, Banchini ha cambiato. Ed è passato alla difesa a 4. Ma anche qui scostandosi dal progetto iniziale che avrebbe voluto un 4-2-3-1: infatti, dopo averci provato con la Pergolettese (Bansal dietro l’unica punta Gabrielloni), non appena ha avuto Ferrari e Rosseti anche solo al 50%, ha buttato dentro le due punte, che se ci pensiamo bene e guardando quello che è successo nelle annate precedenti, sono un punto fermo dell’allenatore. A qual punto il modulo è diventato un semplice 4-4-2, che in alcune partite, ricorrendo l’avversario, a tratti è stato anche un 4-2-4.

Gli schemi qui a fianco servono anche perché ci si possa fare un’idea delle scelte sugli uomini. Alcune scontate, altre meno. Ad esempio, l’uomo per tutte le stagioni è senza dubbio Iovine, che ha fatto il quarto basso, ha fatto il quarto alto e nel 4-2-3-1 può fare anche uno dei tre dietro le punte. Altro jolly, ma difensivo, è Bovolon al quale il mister continua a dare grande fiducia in tutti i ruoli difensivi, dal centrale nello schieramento a tre, all’esterno di difesa o addirittura all’esterno dei 4 nel 3-4-3. Iovine e Bovolon sono i due elementi che servono a far quadrare i conti quando c’è da dare una interpretazione particolare allo schema.

Gli altri sono più fissi nei compiti. Bellemo e Arrigoni sono la coppia di centrocampo, un passo avanti nelle scelte rispetto a H’Maidat e Celeghin. Crescenzi sin qui ha guidato la difesa, e tra un po’ arriverà Bertoncini. Prossima scommessa, affinare l’entusiasmo giovanile di Dkidak, bravo a spingere, meno a difendere. Ma sui giovani, si sa, bisogna insistere.

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