Bovolon: «Banchini mi ha inventato
difensore, ma mio zio rompe...»

Ventidue anni appena compiuti, è il giocatore da più tempo al Como

È lui in un certo senso il padrone di casa. Edoardo Bovolon, ventidue anni appena compiuti, nello spogliatoio del Como è quello che vive continuativamente da più tempo. Un giovane ma solido simbolo, che per il quarto anno si rimette la maglia biancoblù, con cui si è trasformato da centrocampista jolly in difensore affidabile con naturalezza, riuscendo a convincere sempre tutti sulle sue qualità.

Edoardo, praticamente il Como è casa tua...

Sono qui dal giorno zero, da quando si è cominciato a ricostruire il Como, avevo appena fatto i 19 anni. Da questo punto di vista sono il più vecchio, anche se sento ancora la differenza tra me e i miei compagni più esperti. Però per qualcuno comincio a essere anche un punto di riferimento.

Per gli allenatori lo sei stato fin da subito, nessuno ha voluto fare a meno di te.

Mi sono impegnato tanto, ho ricevuto tantissimo. Anche quando l’ambiente non era di quelli adatti al mio carattere.

In che senso?

Nel senso che io sono una persona molto tranquilla, che vive il calcio con impegno ma prendendolo per quello che è. Una passione, un lavoro che deve essere vissuto come lo sto vivendo adesso, senza pressioni e tensioni eccessive ma con il piacere di farlo. Per cercare di vincere sempre, ma senza farsi condizionare troppo la vita. Perchè è e resta uno sport.

Con uno come Ninni Corda non deve essere stato facile allora. Eppure hai praticamente giocato sempre.

E infatti è stata dura, certe tensioni mi davano fastidio, ma sono uno che si tiene dentro tanto. Pensavo a lavorare bene sul campo, e alla fine anche quel periodo è servito per crescere.

Banchini non è Corda, ma vi fa lavorare molto. Non solo, ti ha pure trasformato.

E’ giusto avere un allenatore che ti porti sempre a dare qualcosa in più, a non accontentarti mai. Lavorare tanto mi piace, e alla mia età crescere ancora è fondamentale.

Ormai alla voce centrocampisti il tuo nome non c’è più. Ti senti anche tu ufficialmente un difensore?

Sì, assolutamente. Mi riconosco pienamente nel ruolo, il mister ha avuto un’idea giustissima e anch’io credo di poter dare tanto in quel punto del campo. L’unico problema è mio zio...

In che senso?

Nel senso che quando vado a casa ogni volta mi rompe le scatole, lui mi vorrebbe più avanti, vorrebbe che facessi qualche gol, non riesco a convincerlo, non se ne fa una ragione. A parte questi problemi in famiglia, su cui si può scherzare, io sono un difensore. Poi se per caso servisse qualche volta una mano in mezzo, sono disponibile...

Per la gioia dello zio. Ma per Banchini qual è stato secondo te il fattore determinante per questo cambiamento, dopo due stagioni in cui ti sei adattato sempre bene a tanti ruoli ma solitamente più avanzati?

E’ stata una scommessa del mister, una scommessa vinta per fortuna. Una mia dote credo sia la generosità, capire dove intervenire, dove andare a coprire, e in difesa saper fare questo è utilissimo. Poi credo di sapermela cavare anche in fase di impostazione, che per un modo di giocare come il nostro è fondamentale. Forse emergo un po’ meno che a centrocampo, ma posso essere più utile alla squadra. Comunque ho ancora parecchio da imparare, guardo costantemente i miei compagni più esperti per apprendere il più possibile.

Che stagione ti aspetti per il Como?

Ci sono ancora tante cose che non sappiamo, dal calendario a come procederà il mercato. Quello che vogliamo è fare un campionato ai vertici. E in campo confermare la nostra identità di gioco, che per noi è un punto di orgoglio, come l’anno scorso. Credo che ci riusciremo anche grazie al fatto che la squadra non è cambiata molto. Chi arriverà saprà adattarsi a un meccanismo già rodato.

E per il “veterano” Bovolon che anno vorresti che fosse?

L’anno della conferma definitiva delle mie capacità. Io non voglio certo fermarmi qui, nel senso in serie C. Vorrei poter ambire a qualcosa di più, cercandolo prima di tutto con il Como. Sono partito dal basso, mi sono conquistato tutto passo dopo passo, e voglio continuare a farlo. Quest’anno i passi dovranno essere ancora più significativi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA