Como, l’andata è ok
E adesso il mercato

La sconfitta di Cremona non cancella quanto fatto dagli azzurri nella prima metà del campionato. Le assenze hanno costretto Gattuso ad esercizi di fantasia. La coperta è un po’ corta, società al lavoro

Se quando si perde il migliore è comunque il portiere, sulla carta ci sarebbe poco altro da aggiungere. Ma la sconfitta del Como a Cremona, dove gli applausi sono andati soprattutto a Facchin e alla sua capacità di evitare una sconfitta più pesante, non va letta e archiviata così sommariamente.

Qualcosa di buono tra le pieghe di novanta minuti anche un po’ sfortunati, lo si è potuto vedere. Soprattutto sinchè la squadra si è mantenuta in parità numerica, ma tutto sommato anche nel finale, con una traversa colpita e una super occasione per Gabrielloni, suo malgrado scivolato a terra nel momento in cui avrebbe potuto calciare a rete.

Non basta

Qualcosa che non è bastato per fare risultato sul campo di una squadra che, particolare decisamente non secondario, è arrivata al terzo posto in classifica a tre punti dalla vetta. Ma che ha portato però il Como a giocare una partita coraggiosa, a cercare di battersi senza paura anche con un uomo in meno. A legittimare con il suo atteggiamento, pur perdendo, il fatto di aver chiuso la prima metà della stagione in una posizione di cui comunque, da neopromossi, si può assolutamente andare orgogliosi. Venticinque punti, con un buon vantaggio sui playout, più gol fatti che subìti, 25 a 24, stesso numero di vittorie e di sconfitte, sei, con sette pareggi. Un cammino lineare, in cui solo una volta prima di questa era capitato di perdere con due gol di scarto, peraltro nell’altra occasione in maniera assolutamente immeritata, alla quinta giornata a Cosenza.

Che la coperta l’altro giorno fosse corta, lo si è visto. Infortuni, Covid, la squalifica di Bellemo, mettiamoci tutto. La necessità di riproporre H’Maidat dopo tanto tempo - e così malaccio non è andato, considerato tutto -, un modulo parzialmente modificato, l’incidente difensivo che ha segnato subito la partita, l’espulsione di Vignali che ha costretto ad ulteriori rivoluzioni.

No alibi

Non sono alibi, ma note da sottolineare in sede di analisi. Per dedurne che sì, servono rinforzi e arriveranno - lo spagnolo Alex Blanco è ormai cosa fatta - serve anche una maggiore capacità di tirare con più frequenza in porta, sfruttando quella gran mole di discese e di azioni che anche ieri nel primo tempo si sono viste. Ma il tentativo di adattarsi a tutte le difficoltà c’è stato anche stavolta. Il Como è stato battuto, non travolto. E da un avversario forte.

Certo, dovessimo fermarci ai risultati dell’ultimissimo periodo, con una sola vittoria in sette gare, e con l’ultima in classifica, ci sarebbe ben poco da esultare. Ma la classifica dice che sono comunque bastati per tenere sempre sotto controllo la distanza con la zona pericolosa, senza sbandate, in pieno equilibrio con l’andamento del campionato. Ed è questa la cosa assolutamente più importante.

Le difficoltà non diminuiranno, la prossima gara il giudice fermerà Parigini e Vignali, giocatori importanti come importante è Bellemo, che non c’era a Cremona. Le squalifiche con il passare delle giornate saranno un problema in più, e non si può non notare che il Como è comunque disciplinarmente una delle squadre messe meglio: l’unica espulsione sinora è stata quella di Cerri a fine gara a Monza, ma durante una partita non era ancora mai accaduto di vedere estrarre un rosso per un giocatore di Gattuso. E anche questa è una nota positiva, per una prima metà di stagione che merita comunque una chiusura con il sorriso.

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