Como, le regole per la ripartenza
Probabile ipotesi in campo neutro

Nel caso partissero i lavori per il sintetico al Sinigaglia, la squadra dovrebbe traslocare

Restano pesanti incertezze, sul fatto che il Como davvero scenda in campo. Anche per fatti meramente sportivi (la qualificazione ai playoff dipende dall’esito della finale di Coppa Italia: il Como è ripescato solo se vince la Juve U23).

Ma è indubbio che dalla riunione della Figc in poi sia cambiato completamente lo scenario. E molte società, Como compreso, mentre attendono l’Assemblea Figc dell’8 giugno e l’evoluzione dei risultati sportivi, stiano programmando la ripartenza in maniera più concreta e operativa di quanto non facessero tre settimane fa.

La task force dei preparatori delle squadre, dalla A alla C, è al lavoro per capire le problematiche della nuova situazione, assolutamente identica per tutti. Siamo di fronte a tre mesi di inattività che dovranno essere gestiti a livello di preparazione con parecchia cautela. Di solito, dopo un mese o due di vacanza (a seconda degli impegni sportivi) le società hanno a disposizione 6-8 settimane di lavoro (3-4 in altura tra luglio e agosto, e 3-4 tra agosto e settembre nei normali siti di allenamento alternando amichevoli e gare di Coppa). Qui le settimane sono molte meno. Se prendiamo la C, la data ipotetica di ripresa è il 27 giugno. Siccome prima del verdetto Figc sulle modalità è difficile che si riprenda in maniera collettiva, diciamo che ci saranno 3 settimane di lavoro. Complicate dal fatto che si è persa non solo efficienza fisica ma anche attitudine tattica e applicazione di concentrazione. Problema serio per un gruppo abituato a lavorare sull’intensità come quello di Banchini. C’è poi il problema legato al rischio (altissimo) di infortuni: distorsivi per gli elementi più esili, muscolari per quelli più potenti.

È ovvio che la sede del lavoro sarà il Lambrone. Impensabile con i nuovi protocolli sanitari andare a cercare avventure in strutture da sanificare ogni giorno. A proposito: vedremo i protocolli di ripresa per la nuova stagione, perché le società (non solo il Como) potrebbero essere costrette a fare la preparazione nel proprio centro per evidenti facilità organizzative. Dunque potrebbe essere a rischio il ritiro estivo ad Arona, peraltro promosso nelle ultime stagioni e dove il Como sarebbe tornato (o tornerebbe) volentieri.

I giocatori sono sempre stati in attività, in questo periodo ma nulla a che vedere con la preparazione durante la stagione. Si è fatta una politica di mantenimento, adesso va cambiato il metodo. Normale pensare che i preparatori siano già intervenuti su questo e da qualche settimana i giocatori stiano aumentando i carichi.

Come ripartirà Banchini? Molti se lo chiedono. Con il 3-5-2 che è stato il suo modulo per una stagione e mezza oppure con il 3-4-2-1 su cui stava lavorando prima dello stop? Molto dipenderà dalla condizione dei giocatori. Se fossero privilegiati i giocatori agili, che tornano in forma più velocemente, ecco che Lanini e Gatto potrebbero essere subito sguinzagliati. Ma è un tema su cui ci sono parecchie, troppe incognite.

C’è curiosità per come gestiranno la pausa le squadre che non dovessero essere richiamate a giocare. Tra cui ci potrebbe essere anche il Como, se la Coppa la vincerà la Ternana. Torneranno a lavorare comunque. Nell’incertezza della data di inizio della nuova stagione, per queste squadre si rischierebbe una pausa di sei mesi. Troppi!

Intanto c’è il progetto del sintetico del Sinigaglia con il quale fare i conti. Ormai la risposta non può più farsi attendere e entro metà giugno al massimo si arriverà a un accordo, in una maniera o nell’altra. Se il sintetico si farà (ed è molto probabile che si faccia) bisognerà lavorare allo stadio nel mese di luglio. Più o meno quando il Como potrebbe dover giocare in casa (se passerà il turno nelle due prime gare in trasferta secche con Siena e Pontedera).

A quel punto non si potrebbe, e il Como dovrebbe cercare un campo neutro. Poco male per due ragioni: primo, senza pubblico (altra incognita sui risultati) sarebbe un male per pochi; secondo, la società crede talmente nel progetto sintetico che farebbe volentieri questo sacrificio.

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