Como, quanti dubbi in area di rigore
Cosa sarebbe successo con il Var

Da quest’anno la novità della moviola in campo. Ci fosse stata, molte cose sarebbero finite in altro modo. Siamo andati a ripercorrere gli episodi strani del passato

C’è sempre un particolare messo lì a ricordarti che sei entrato nel salotto buono. I tir di Sky con Preziosi, i tornelli con Porro e... il Var quest’anno. Per la prima volta le partite al Sinigaglia avranno l’occhio del grande fratello arbitrale a vigilare. Meccanismo che toglie spontaneità e naturalezza al gioco del calcio, ma dà qualche certezza in più. E dio solo sa quante certezze i tifosi del Como avrebbero voluto in più, su sbagli ed errori arbitrali di fronte ai quali squadra e pubblico dovettero solo chinare la testa. Ci siamo divertiti a rintracciare i più clamorosi. Con il Var, (forse) non sarebbe successo!

Saltellando qua e là, non in ordine cronologico, forse possiamo cominciare dal 2002-03, perché nell’anno della A di Preziosi, dopo che il presidente si era scatenato contro il sistema e la classe arbitrale, ci furono decisioni che oggi avrebbero probabilmente fatto accendere lo schermo a bordo campo: il rigore a Brescia concesso da Rosetti (fallo di Bachini su Brunner, ferito al volto, e penalty incredibilmente fischiato) fu un fatto incredibile, forse il più clamoroso della storia azzurra.

Ma anche il fallo clamoroso su di Dellas su Binotto a Roma (espulsione tutta la vita: nulla), una serie di fischi al contrario a Bologna, sino ad arrivare al famoso Como-Udinese dove forse però forse le decisioni furono corrette (primo rigore dubbio) e il pandemonio fu più frutto della esasperazione per quanto vissuto fin lì, che per altro.

Quello che pare probabile è che, se ci fosse stato il Var, il Napoli a Como avrebbe potuto perdere non una, non due, ma addirittura tre partite di fila al Sinigaglia. Nel 1985, Paparesta fischiò un rigore dubbissimo a favore di Maradona, l’anno dopo la scena si ripetè e Nino Balducci in tribuna impazzì urlando «Maradona si è buttato, l’arbitro ha abboccato» più volte. E, tanto per gradire, nel 1987 Carnevale segnò il gol del pari dopo aver toccato la palla con la mano. Al Como sarebbe cambiato poco (salvo tutti e tre gli anni), però vuoi mettere battere Maradona tre volte di fila?

Prima di tornare a parlare di rigori e gol sospetti, fateci parlare di un caso non unico, ma certo molto particolare: nel 1975, ad Arezzo, l’attaccante del Como Ulivieri calciò una punizione, la palla entrò in rete, ma sbattè sul paletto di sostegno e rimbalzò fuori: l’arbitro Trono non vide, e non assegnò il gol. Ma il Como vinse ugualmente. Nel 1990 l’Uefa imporrà l’abolizione dei paletti di sostegno (ma oggi è peggio con la base rigida della rete che trae in inganno, se colpita).

Torniamo a casi più “normali”. Nel 1975, prima giornata di serie A, ne capitano di tutti i colori: rigore al Napoli battuto due volte, ma fuori. Poi l’arbitro concede un altro rigore ai partenopei, e stavolta la palla non sbatte sulla mano di Garbarini, come sembrerebbe, ma sul basso ventre, come avrebbe decretato la moviola. Ma la moviola non sta a bordo campo, sta nel salotto della Domenica Sportiva ore dopo la fine della partita e il Como perde così 1-0. A proposito di mani: a Como-Pisa del 1979 (cavalcata verso la serie A), Vianello piazzato sulla linea respinge la palla a porta vuota, con un braccio. L’arbitro Bergamo, a due passi, non vede. Clamoroso.

Nel 1986 non parliamo di gol nè di rigori. Parliamo di una fuga di Borgonovo verso la porta durante Como-Inter: abbattuto da Zenga, nel frattempo uscito dall’area, oggi il Var avrebbe fermato tutto e Zenga sarebbe stato espulso. Invece l’unico a uscire fu Borgonovo infortunato.

Sul gol-non-gol, c’è in caso di Ternana-Como del 1973 (sul neutro di Firenze), con Rigamonti che devia sulla traversa un colpo di testa di Jacomuzzi, poi riprende la palla in mano, ma per l’arbitro non c’è verso, è gol per la Ternana.

In Como-Roma del 1985 (quella che si potè giocare solo grazie all’intervento dei tifosi spalatori che liberarono il campo dalla neve nella notte) venne annullato un gol a Corneliusson sul filo del fuorigioco, e poi alla Domenica Sportiva si scoprì che la sua posizione era regolare.

Poi c’è il caso delle espulsioni: quella di Adriano Lombardi in Como-Juve del 1981 in cui dopo aver subito una gomitata da Bettega e senza alcuna rilevazione da parte dell’arbitro, decise di farsi giustizia da solo rincorrendo l’avversario per tutto il campo e facendosi giustizia da solo.

Il Var non lo avrebbe salvato dall’espulsione per la reazione, ma forse sarebbe finito fuori anche il bianconero. A Como-Catanzaro del 1977, vene fuori un finimondo allo stadio per rigori dati (al Catanzaro) e non dati (al Como) con sconfitta per 1-2. Lì il Var sarebbe stato interessante.

Se invece vogliamo citare un caso in cui il Var avrebbe potuto cambiare in negativo le sorti di una partita, citiamo il famoso Monza-Como 3-3 del 1980, perché sul rigore al 90’ dato al Como qualche dubbio c’era. Ma chissà, con le riprese e la tecnologia attuale, magari avremmo scoperto che era rigore!

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