È una... Roda che gira
«Io come papà e nonno»

Parla Giorgio, neo campione italiano: è la nuova generazione di famiglia

Campione italiano. Per la terza volta. Con una Ferrari. È dolce il lunedì di Giorgio Roda, unico discendente rimasto in gara della brillante dinastia dell’acciaio (nonno motonauta, papà campione di auto con le Porsche, fratello buon pilota anche in monoposto).

Un lunedì comunque in ufficio, come ogni giorno: il titolo italiano di GT, sulla Ferrari della AF Corse in abitacolo con Antonio Fuoco e Alessio Rovera non ha cambiato il tran tran settimanale: «Eh, beati i miei compagni di avventura... (ride di gusto, ndr), sono professionisti e oggi possono godersi fino in fondo il successo. Io alle 9 ero già qui in ufficio...». Ma la gioia non è certo minore: «In virtù di questo campionato vinto, riceverò la medaglia d’oro del Coni. Come successo per mio nonno Giuseppe nelle gare di motonautica e mio papà Gianluca in auto giusto dieci anni fa. Per me è un particolare che vale molto».

Il campionato italiano vinto a Monza guidando per il Cavallino: «È stata una gara ricca di adrenalina. Ce la giocavamo in tanti equipaggi e c’era poco da far calcoli: chi avrebbe vinto si sarebbe portato a casa il titolo. Siamo partiti dal settimo posto in griglia, e c’era da rimontare». E ce l’hanno fatta. «Io ho fatto il primo stint, ho avuto due contatti e ho mantenuto la posizione, poi Rovera è risalito quinto e infine Fuoco, sfruttando anche un pizzico di fortuna con una safety car che ha azzerato tutto e ricompattato il gruppo, è riuscito a portare la macchina al primo posto». Terza volta campione: prima GT Open, poi Europeo Le Mans Series e adesso il GT Tricolore. Quale il più bello? «Mi viene da dire gli ultimi due: quello del 2018 perché l’ho vinto in coppia con papà ed è un fatto indimenticabile. Quest’anno, perché c’era una concorrenza spietata, poche macchine ma di qualità». E poi vincere con la Ferrari in una stagione così brutta per la Rossa in Formula 1... «Eh, siamo l’unica Ferrari che vince (ride, ndr): battute a parte, anche al nostro livello si percepisce la delusione per la stagione di Formula 1, con noi c’è Antonio Fuoco che è collaudatore della Ferrari nel gruppo della F1 e uomo al simulatore. E lui ci trasferisce la tristezza della situazione. Aver vinto con il Cavallino è stato un piccolo sollievo per il marchio».

Com’è lavorare con Fuoco, che è stato vicino ad andare in F.1 con l’Alfa: «Molto interessante. Pensa che ci anticipa i tempi che farà la F1 la gara successiva, dopo che lui ha fato i test al simulatore. Anche Rovera è bravissimo. Davvero un grande equipaggio». Al muretto c’era tuo papà, come sempre: «Sì, mi ha seguito in tutte le corse. Il suo appoggio è stato fondamentale. Non dice tante parole, mi basta uno sguardo. Ma alla fine della gara è venuto da me e mi ha abbracciato forte, un abbraccio lungo e significativo che porterò sempre con me». Come hai festeggiato? «Sul podio è vietato spruzzare lo champagne perché le premiazioni devono durare il meno possibile e non ci si può abbassare la mascherina. Così quando sono tornato a casa, mia moglie mi ha fatto trovare una bottiglia di champagne. Festa intima con lei e mio figlio Ricardo di sette mesi». A proposito, papà Gianluca è diventato nonno... «Eh eh, guai a chiamarlo così... Ma in realtà è un nonno fantastico». Tornerà in macchina? «Non se ne è parlato, ma mai dire mai». Adesso? «Adesso proveremo a vincere anche il Tricolore Sprint a Vallelunga all’inizio di dicembre. Poi faremo i programmi dell’anno prossimo. Mio figlio è piccolissimo, devo andare avanti a lungo se voglio che si gusti qualche mia vittoria».

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