Gattuso contro Gattuso
La prima stagione azzurra

Siamo andati a rileggere la stagione del 2005/06 in serie D, ma prima di Jack sulla panchina azzurra

Confrontiamo idealmente le due immagini: quella di Giacomo Gattuso allenatore del Como nel 2005/06, nella prima drammatica serie D post fallimento; e quella più nitida di quest’anno. Cercando di tracciare un parallelo. Di scoprire quanto di questo Gattuso ci fosse allora.

Raccontando quella stagione rimasta appiccicata sulla pelle di ogni tifoso (e di Jack) come una ferita ricucita male, possiamo divertirci a scoprire frammenti del Gattuso di oggi: più maturo, più sicuro più esperto (sebbene sia stata, quella di 15 anni fa, l’ultima esperienza a tempo pieno su una panchina di una prima squadra). Ci siamo fatti aiutare dalle sue parole, che abbiamo riassunto nella pagina a fianco, pronunciate alla fine delle partite più significative. E già rileggendo quelle dichiarazioni si può dire: sì, Jack era più o meno lo stesso.

Riavvolgiamo il nastro, dunque? Era il 2005, Como fallito e abbandonato da Preziosi, raccolto dai Barzaghi padre e figlio (più figlio: il padre non sarebbe poi mai più comparso o quasi), con l’illusione di fare la C2 (allenatore Zecchini, durato qualche giorno), ma poi costretto a ripartire dalla D. Verdetto a metà agosto, squadra senza allenatore e senza giocatori. Che fare? Gattuso era stato già preso per il settore giovanile, prima da Preziosi, poi confermato da De Blasi, presidente pro tempore. A pochi giorni dall’inizio del campionato, Giangi Barzaghi chiamò Jack: te la senti? Qui sembra di essere ai giorni nostri: Gattuso che si tormenta, che sente la responsabilità sulle spalle di quella maglia, conscio che non si possa puntare a vincere viste le circostanze, ma anche di avere una piazza e una storia che lo chiamano a gran voce. Dice “sì”.

La squadra viene allestita in tre giorni, niente ritiro estivo. Jack si copre le spalle con due amici, Monza e Lugnan. Il terzo arriverà in corsa, Cicconi papà di Manuel. Partenza da brivido: tre sconfitte (una a tavolino con la Colognese), poi tre vittorie. Una buona serie mentre la rosa si assesta (arrivano in corsa Matarrese dal reality Campioni, Spadino Robbiati, Soncini).

Poi una serie negativa, la rabbia dei tifosi che contestano Barzaghi, l’equilibrio tra il “dover” vincere (striscione: “Questa categoria non ci appartiene, siamo solo di passaggio chiaro il messaggio?”) e il prendere atto che più dei playoff non si potrà fare.

Una grande primavera, sei vittorie di fila, poi due cadute alla fine che fanno di nuovo arrabbiare i tifosi. Playoff e sconfitta subito con la Tritium, gara sospesa per invasione, rabbia, Gattuso con le occhiaie e le lacrime agli occhi. Fine della storia. «Più dei playoff non si poteva fare, e la società lo sapeva», ha ripetuto più volte Jack. Ma l’anno dopo non rimase.

Che Gattuso era quello, rispetto a oggi? Stessa duttilità nei moduli: 4-4-2, 4-3-3, 4-3-1-2 con Gavazzi dietro le due punte Robbiati-Matarrese. Stesso talento nel conquistare il gruppo con il dialogo: i vecchi, Robbiati compreso, lo proteggevano. Stessa mossa tattica: impiegare un centrocampista esterno (allora Castelnuovo ora Iovine) nei quattro dietro. Quella stagione è stata una grande incompiuta. Forse è anche per questo che Jack ha voluto tornare a Como. Per completare l’opera. Forse immaginava di completarla dietro le quinte, nello staff. Invece si è trovato in prima linea.

Diciassette anni di settore giovanile a Novara lo hanno portato a rischiare su moduli e assetti con disinvoltura e leggerezza. Quanto al dialogo, lo ha sempre avuto anche da capitano. Adesso ci sono le ultime cinque giornate. Per cancellare Trezzo d’Adda definitivamente.

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