I tifosi fuori dallo stadio
Cori e bandieroni

Prima della partita lo striscione “Noi ci crediamo” e l’appoggio della gente azzurra alla squadra

Una mezza idea c’era da qualche giorno: «Dobbiamo fare qualcosa, è troppo importante». Ma sapete com’è: la pandemia, le restrizioni, il coprifuoco, la paura di mettere qualche piede in fallo, tra divieti, codici e codicilli. Poi, in mattinata, la decisione: si fa.

E allora rieccoli, i ragazzi della curva. Un anno dopo. Perché è quasi un anno che sono costretti a vedere le partite chiusi in casa. E allora non è stato solo un grido di sostegno, ma anche un bottone schiacciato sul cruscotto della macchina del tempo: “come eravamo”. Per una sera, per poche ore, tornare ad essere tifosi nella maniera più coinvolgente. Ritrovo al Bar Pino. Poi la comitiva, nell’oscurità, ha raggiunto il cancello della tribuna, sfoderando tutti i bandieroni della curva.

Buio pesto, i tifosi quasi non si riconoscevano, sembravano anime dantesche alla ricerca di una luce. Però quando i bandieroni hanno cominciato a sventolare nel piazzale, si è creato qualcosa di magico: i grandi drappi multicolori, con gli eroi della storia (Meroni, Borgonovo, Sinigaglia) mandavano bagliori suggestivi nel buio, e sullo sfondo, laggiù il monumento dei Caduti sembrava una stella polare. Pareva di stare in un sogno, là fuori. Poi è arrivato il pullman della squadra, davanti al cancello si sono create due ali di bandiere sventolanti, come farfalle impegnate in una danza, e lo striscione “Noi ci crediamo” a bloccare il pullman.

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