Il calcio nell’anno solare?
I tifosi del Como la pensano così

Sarebbe un rovesciamento totale delle abitudini, ma l’idea prende piede

Se ne parla. A metà tra un’ipotesi fantasiosa e l’unica soluzione possibile per far ripartire il calcio. Una stagione da disputarsi nell’anno solare. Come il ciclismo o gli sport dei motori. Da gennaio a dicembre. Che poi sarebbe più facilmente da marzo a novembre. Oppure da febbraio a ottobre. Magari con ferie estive in mezzo e un termine un po’ più in là. Se ne parla, perché il Covid ha sconvolto tutto: qualcuno dice che a settembre si ripartirà per completare il campionato in corso. O forse non si ripartirà affatto. E poi, certo, si può prendere la scusa per collocare in maniera più logica i Mondiali del Qatar, che saranno in inverno 2022 per motivi climatici. Chissà, magari salterà fuori il complottista da bar che dirà che il Covid è stato fatto apposta per questa necessità.

Resta il fatto che, per i tradizionalisti, si tratterà di vedere il... mondo alla rovescia. Noi (declinerebbe Carlo Conti) che eravamo abituati ai “colpi dell’estate”; noi, che eravamo abituati a tornare dalle ferie con il “bastone” del lavoro ma con la “carota” dell’inizio del nuovo campionato; noi, che seguivamo i ritiri estivi delle nostre squadre come una appendice di vacanza. Molte abitudini dei tifosi italiani sarebbero sconvolte. Ne citiamo qualcuna. Partendo proprio dalla preparazione pre-campionato: addio vette delle Dolomiti, dorsi nudi sotto il sole, bagno nel torrente, frutta a fine seduta e (per i tifosi) pernottamento in tenda e pranzo all’aperto. I raduni saranno invernali, e se gli squadroni potranno permettersi le spiagge esotiche, per le squadre “normali” vediamo grigi litorali delle nostre coste dicembrine, con partite a beach soccer e (per i più coraggiosi) un tuffo invernale in mare. A meno che qualcuno non pensi a un ritiro sulla neve!

Il pensiero corre anche alle feste promozione. Generazioni di tifosi le hanno fatte a petto nudo, fuori dalle spider e dai finestrini, con le bandiere al vento e magari (per i comaschi) un bel tuffo nel lago. Adesso basta. Una promozione, una festa a novembre, o peggio a dicembre, non avrebbe lo stesso impatto emozionale, leggero, luminoso. I colpi dell’estate diventerebbero i colpi dell’inverno e sarà sin troppo facile usare la metafora del regalo sotto l’albero per l’acquisto più prestigioso.

E come la metteremo con l’estate? Logico pensare a uno stop per permettere ai tesserati di fare le vacanze. Ma anche per evitare di giocare a 30 gradi. Non sarà facile. Ok la pausa estiva, ma mica si potrà stoppare tutto per due mesi. Le partite a luglio sarebbero comunque necessarie, con tutto quello che ne consegue a livello di tattiche, di dispendio di energie, di rischio di infortuni e anche di spettacolarità di gioco. E poi ve li immaginate i tifosi a cospetto di una realtà simile? Povere mogli dei tifosi: costrette a disegnare le ferie non più sui ritiri estivi (episodio comunque limitato e circoscritto) ma dal calendario del campionato.

Ne abbiamo parlato con due tifosi storici. Lo scrittore Andrea Vitali e il leader dei Pesi Massimi Alessandro Giummo. Vitali è inorridito: «Ohibò, che brutto. Il calcio ha indubbiamente cadenziato la vita e le abitudini die tifosi. Cambiarle non sarà facile. Mi viene in mente come possa essere una retrocessione che cadesse nel giorno dei... morti. Nemmeno uno spicchio di sole sul lago per digerirla. Questa idea mi ricorda un cartone animato che vidi da bambino: gatto silvestro vestito da Babbo Natale a luglio, che sudava come un pazzo. Mi restò una situazione di disagio epidermico. Ecco, è la stessa sensazione che provo a sentirne parlare».

Ale Giummo, leader dei Pesi Massimi, apre uno squarcio sulla disillusione dei tifosi sulle tradizioni. «Ormai ci hanno rotto tutte le tradizioni cui eravamo abituati. Sarebbe un’altra novità, ormai non ci si fa più caso. Piuttosto mi viene in mente un ritiro invernale in montagna come Rocky Balboa, la corsa sotto la neve. E per noi al limite, invece che la grigliata, una polenta con braulio. Le ferie estive? Sono abituato a cucire la mia vita attorno agli impegni del Como. Si potrebbe fare. A meno che a Ferragosto non si giochi a Renate! Credo che sarebbe più difficile convincere la famiglia...».

© RIPRODUZIONE RISERVATA