Parigini, un bel regalo di nozze
«Mia moglie ha pianto per il gol»

L’esterno del Como, novello sposo, ha chiuso la sfida con l’Alessandria

Ci sono cose che capitano raramente nella vita. Mediamente, una volta sola. Sposarsi, e segnare un gol giocando solo dieci minuti. Vittorio Parigini nel giro di due settimane le ha fatte tutte e due. E le ha fatte a Como, non a caso. Perchè, come dice lui, da qui ha scelto di ricominciare.

Vittorio, buongiorno. E complimenti per questo nuovo inizio.

Per me significa moltissimo. Io non sono un grande bomber, ma tornare a fare gol vuol dire rasserenarmi completamente dopo un’annata per me molto difficile. E poi, vedere mia moglie piangere dalla felicità in tribuna, è stata la gioia più grande.

A proposito, sposi freschissimi. E per sposarvi avete scelto Como, anche se nessuno di voi due è di queste parti.

Siamo marito e moglie da due settimane. E abbiamo scelto Como per un motivo preciso: le ho detto, è da qui che voglio ricominciare, Como deve essere un punto di partenza. Ed è da qui che ho voluto cominciare anche la mia vita matrimoniale con Francesca.

Un regalo di nozze anche sul campo. Dieci minuti alla grande, non capita spesso. E avresti potuto segnarne anche un altro...

Undici, per la precisione, compreso il recupero. Undici minuti in cui ho sfiorato una rete, su cui è stato molto bravo il portiere, e una l’ho segnata. E lì è stato bravissimo Arrigoni con una grande giocata a darmi il pallone giusto. Ma la cosa bella, per me e per tutti, è stata la vittoria.

E in una squadra che faticava a fare gol adesso invece fioccano i bomber.

In attacco abbiamo segnato tutti, ma del resto, parliamoci chiaro, attaccanti come i nostri non li hanno in tanti in serie B.

E tu, cosa ti senti? Attaccante, centrocampista esterno, come ti vedi in questo Como?

Io posso svariare, sia a destra che a sinistra. Quello che credo di poter dare alla squadra è una buona duttilità.

Ci sei tu, c’è Chajia, c’è Iovine, per ora. Poi ci potranno essere Gatto, anche Peli... Tutti giocatori dalle caratteristiche differenti.

Praticamente abbiamo due squadre, e anche questa è una qualità che in questa categoria non hanno in tanti. Anche nella possibilità di cambiare atteggiamento, di cambiare faccia alla squadra. Guardate sabato, mancava un giocatore importante come Cerri, eppure non siamo andati in crisi, anzi. E il discorso vale non solo per l’attacco, ma per tutti i reparti. Questo è un bene per tutti.

Qualcuno però ogni tanto deve stare fuori... Scoccia?

Ma non è questo il problema. Se tutte le volte che entro dalla panchina va come con l’Alessandria, lo faccio anche volentieri...

Torniamo al tuo nuovo inizio. E facciamo un passo indietro.

Arrivo da momenti difficili. Sono stato operato di ernia nel 2019, quando ero al Torino. E ho avuto l’anno scorso una recidiva. E’ stata dura. Quest’anno sono arrivato al Como senza aver fatto la preparazione, per questo ci ho messo un po’ di più a trovare la condizione era normale.

Adesso come ti senti?

Al cento per cento, anche di più.

Anche tu, come altri, hai accettato di scendere di categoria. In prestito, dal Genoa.

Ed è una scelta che rifarei altre diecimila volte. Ringrazio il Genoa, che mi ha ridato la possibilità di tornare in A, anche se per i miei problemi fisici non l’ho potuta sfruttare bene. Ma il mio rimpianto più grande è per quello che è successo quando ero al Torino, la squadra della mia città, in cui sono cresciuto. Quello poteva essere il momento giusto per me per confermarmi in serie A. Ma non ci penso più, a venticinque anni c’è ancora il tempo per ripartire. E adesso voglio farlo con il Como, perchè qui sto benissimo.

Questa vittoria con l’Alessandria è stata forse più importante di quella di Brescia.

Certamente sì. Perchè non era per nulla scontata, e perchè era fondamentale dare subito continuità ai risultati.

Per la prima volta, inoltre, il Como non ha preso gol. Altro passo avanti.

E’ stato fatto un grande lavoro anche in fase difensiva, e i frutti cominciano ad arrivare.

Ora c’è una fase cruciale del campionato, con scontri diretti importanti. Pensi che questa squadra possa arrivare a guardare un pochino più su?

Non voglio sbilanciarmi, non è ancora il momento. Dobbiamo solo pensare di cercare sempre grandi prestazioni, di essere sempre molto competitivi, ma anche molto umili. Però sì, credo proprio che una squadra come questa abbia le capacità di puntare a qualcosa di più della semplice salvezza.

Un gol tira l’altro, di solito.

Io mi alleno anche per questo. Ho capito e imparato che qualche volta, negli anni passati, avrei potuto pretendere di più da me stesso. E’ un errore che non voglio più fare.

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