Quei Como in miniatura
Autentiche opere d’arte

La magia dell’Old Subbuteo Club Como che ha realizzato gli azzurri dell’82, ’85, ’88, ’16. Particolari studiati perfettamente, sono perfino somiglianti le facce dei giocatori: «Basta la barba giusta»

Giusto un anno fa vi avevamo raccontato il Sinigaglia in miniatura, opera mirabolante di Andrea Rudi in 90mila pezzi. Ma siccome le vie delle miniature sono infinite, allora eccoci di fronte a un’altra opera d’arte, dedicata al nostro Como. Le squadre di Subbuteo realizzate dall’Old Subbuteo Club Como, e dal suo presidente Maurizio, 51 anni di Mantova, ma a Como dal 1980. In due parole: l’Old Subbuteo è quella associazione che difende le tradizioni originali del mitico gioco a punta di dito, che invece poi si è trasformato nelle versioni più moderne. C’è un antiquariato anche del Subbuteo, quello degli omini di una certa forma, con il piedistallo dalla base sferica e non piatta, e colori opachi a caratterizzare le maglie. Ma qui c’è molto altro. C’è una passione per la realtà, il culto del particolare, l’attenzione al dettaglio, che hanno del miracoloso.

Maurizio nella sua vita ha realizzato circa 5000 squadre. E la tecnica è sempre quella: acquistare scatole di squadre grezze, dunque non colorate, e realizzare la veste cromatica il più possibile fedele alla realtà, con ogni dettaglio al suo posto, gli sponsor, le grafiche delle maglie, le pettinature dei giocatori eccetera. Quelli che vi mostriamo in questa pagina sono quattro Como diversi che hanno colpito l’attenzione di Maurizio (ConanKrom da nome d’arte): «Il primo Como che ho visto, quello degli Anni 80 a lungo in serie A e quello del 2016, ultimo ad aver giocato a certi livelli».

Il Como del 1981 82, con la sua maglia pastello azzurra Fantic Motor; quella del 1984-85 con le righine bianche su blu scuro, che poi è tornata di moda con Felleca e Corda; quella 1987-88, con l’azzurro diventato celeste e i toni diversi disposti orizzontalmente: quella del 2015-16, con il fiorire degli sponsor davanti, dietro e sui pantaloncini. I particolari sono stupefacenti. Le facce dei giocatori, laddove possibile, richiamano quelle dei giocatori veri: c’è Lombardi rossiccio, Nicoletti con un velo di barba incolta, capitan Fontolan con i baffi, nell’81. Divertente Mephisto Casagrande con la pelata sulla nuca, i capelli da Triuciolo e i baffoni da gangster nell’88. Ma ci sono inequivocabilmente anche Corneliusson e Borgonovo. Forse non vi sarà sfuggito il fatto che ogni giocatore (guardate quella dell’81-82) ha le scarpe della marca realmente indossata (Puma, Tepa, Adidas, Pantofola d’oro), i cordoncini dei pantaloncini sono disegnati in maniera che diano un effetto movimento al giocatore, gli sponsor originali riprodotti tramite decalcomanie realizzate apposta una a una, e le maniche corte disegnate (nel Como 2015) perché «le maniche lunghe non esistono più, ma siccome l’omino grezzo ha il polsino della manica lunga, mi è toccato disegnare un polsino azzurro per giustificare lo spessore».

Maurizio, sul podio delle sue realizzazioni mette una Nigeria del Mondiale «perché la vide il più importante artista del genere in Italia e mi chiamò per farmi i complimenti», ma abbiamo visto anche una Juventus Anni 80 con le maniche di Platini risvoltate e una faccia di Cabrini che sembrava davvero la sua: «Basta giocare sapientemente con la punteggiatura della barba e con il taglio dei capelli. Ma, non ci crederete, ho visto anche gente che disegnava le pupille ai giocatori e le fasce muscolari». No, basta così. Ci bastano questi quattro Como che ci insegnano una cosa: colori e grafiche entrano nella testa delle persone e degli appassionati come una magìa e non se ne vanno più. E chi ha l’arte nelle mani, riesce a fissarla in un gruppo di omini di plastica. Chapeau.

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