Sette partite senza perdere
Questo è un Como da playoff

Non solo lo dice la classifica, tutti i segreti della squadra di Gattuso

La meraviglia del Como è ancora lì, fotografata nei sogni della notte e luminosa nel mattino del giorno dopo. Soprattutto è la classifica, quella che resta stampata: inequivocabile. Il Como è nella parte sinistra della classifica, ha vinto tre partite consecutive, cinque nelle ultime sei, non perde da sette. Zona playoff. «Giù la maschera» titolò il nostro giornale dopo le prime due partite: quella non era una squadra da lotta per la salvezza, per nomi e prestazioni. Ci sono volute tre sconfitte di fila per approcciare il campionato, ma i valori alla fine sono venuti fuori.

Semplice

Con un calcio che continuiamo a definire semplice ed essenziale. Che non è una diminutio. Il morso di una murena, l’attacco di una vipera, un raggio laser: anche sabato i primi due gol sono stati segnati con una ripartenza che sembrava una lama calda nel burro. Che poi, hai voglia a parlare di ripartenze, ma poi le azioni vanno chiuse in gol. Se hai degli scarponi, puoi fare tutte le tattiche che vuoi, ma poi qualcosa sbagli. Se però hai gente come Cerri, La Gumina, Chajia, Parigini la musica cambia. L’anno scorso si disse che Gattuso prese in contropiede i colleghi avversari nei primi due mesi, poi cominciarono a conoscere il suo calcio e nel ritorno fu tutto più complicato, ma lui fu abile a inventarsi qualcosa di nuovo e di diverso. L’impressione è che, al netto degli studi del calcio moderno, anche in B non abbiano ancora preso le misure al suo calcio. Perché se contro Chajia, Parigini, Cerri e La Gumina attacchi in otto e ti fai colpire in contropiede dopo sette minuti, significa che il calcio di Gattuso non l’hai capito tanto. Effetto sorpresa. E speriamo vada avanti così a lungo. Gattuso è stato ospite domenica sera a Sportitalia dove ha parlato di parecchie cose.

Ringhio

Al di là di quelle note e che ripete spesso («siamo partiti per la salvezza, ma pronti a cambiare obiettivo se le cose andranno in un certo modo», «allenare il Como per me è una favola, un sogno»), ha detto di non aspettarsi nulla dal mercato di gennaio, che deciderà la società e che considera l’altro Gattuso il tecnico che ammira di più. Tanto che la conduttrice ha fatto un appello a Ringhio perché vada a vedere una partita del Como.

Quanto al giochino dei tre segreti di questo Como (se ne dicono sempre tre, ma potremmo stare qui una settimana a cercarne altri) diciamo che:

1. La standing ovation dedicata a Cerri all’uscita dal campo la dice tutta sul valore anche di assist man del gigante azzurro. Due assist per due gol, più importanti del rigore segnato: e questo già è particolare nel giudizio su un centravanti. Il carattere pragmatico del comaschi fa il resto: a Napoli si sarebbero spellati le mani nell’applaudire Chajia, ma qui si bada al sodo. E lui ormai è una delle chiavi tattiche della squadra.

2. Chajia appunto, che è devastante, sia che parta dall’inizio, sia che entri in corsa. Ha la supponenza, la presunzione tecnica di un Beccalossi, come a Brescia ha indirizzato la partita. Sarebbe devastante anche in mezzo, ma l’organico è costruito per giocare con due punte, dunque rimarrà esterno.

3. la tranquillità che Gattuso dà al gruppo. Se dopo tre sconfitte di fila ha avuto ancora tutti dalla sua parte (e non era scontato con un gruppo anche esperto) significa che alla voce “psicologia” non è secondo a nessuno.

Ora, dopo la sosta, due esami contro Monza e Parma, che saranno anche indietro, ma restano “illegali” (un termine che usa spesso Ludi per descrivere una squadra forte) quanto a potenziale. Se il Como vincerà anche quelle partite, potremo replicare: Como, giù la maschera!

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