Toninelli: «Como, sei così speciale
che qui ho segnato un gol da B»

L’addio del difensore, che da anni vestiva la maglia azzurra: uno dei protagonisti del salto cominciato in D

Tre campionati e mezzo con la maglia del Como. Ma per capire quanto siano valsi, quanto questi anni non siano stati solo un banale trascorrere del tempo, basterebbe leggere i tanti commenti dei tifosi alla notizia del passaggio di Dario Toninelli alla Pro Sesto. Il difensore lascia fisicamente una maglia che addosso gli rimarrà sempre un po’. Perchè dall’estate 2018 a oggi di cose ne sono accadute tante, e tanto importanti.

Dario, da dove cominciamo?

Dal fatto che questa scelta sia stata fatta serenamente, insieme alla società. Ci tengo a dirlo perchè lascio il Como con tanti ricordi ma senza rimorsi. E’ giusto così, un calciatore deve pensare soprattutto a giocare, ad andare in campo la domenica. E io ho bisogno di rimettermi in gioco in un contesto che soddisfi le mie esigenze e in un progetto interessante. Dunque sono molto sereno.

Belle parole di Ludi, tanti commenti positivi da parte dei tifosi. Te lo aspettavi?

Il Como è stata una bellissima esperienza professionale, ma a livello umano è stato molto di più. E queste parole, del direttore e della gente, lo testimoniano. Sono stato fortunato a fare questa scelta.

Che allora, tre anni e mezzo fa, fu anche una scelta di vita, per avvicinarti a casa, a Milano. Fu Ninni Corda a sceglierti...

Sì, andò così. E scelsi di investire su me stesso scendendo in serie D, sapendo che c’era comunque l’ambizione di salire. E quando investo su me stesso di solito non sbaglio.

I famosi metodi di Corda li hai vissuti anche tu, però andò bene...

A parte i suoi metodi, devo comunque dargli atto di avermi portato qua. Mi ha fatto un favore grande.

Da difensore centrale, poi da esterno, è stata un’esperienza multiruolo.

E’ vero, iniziai da centrale, poi già l’anno di serie D ho cominciato a fare un po’ di tutto.

E sei diventato anche capitano.

In C, il capitano era Raggio Garibaldi, ma giocava poco, per cui alla fine quella fascia l’ho messa tante volte con Banchini. Nell’anno interrotto dal Covid, un anno di transizione, che però avevamo cominciato bene.

E l’anno dopo le cose sono un po’ cambiate. Si diceva tu fossi più una scelta di Banchini, ma i fatti hanno dimostrato che sei stato solo e semplicemente un uomo del Como.

Io sono legato al Como, allo spogliatoio. La cosa più bella è stata far parte di un gruppo fantastico di amici, dove mi sono sempre sentito a casa. Nei momenti belli e in quelli meno belli. E il grazie più grande devo dirlo alla società, a questa società. Anche per quello che è stato fatto nei miei confronti l’anno scorso, quando mi sono infortunato.

Una sfortuna incredibile, ti sei infortunato pochi minuti prima di una gara in cui avresti ritrovato la maglia da titolare...

Sì, prima della partita con il Grosseto, che tra l’altro non fu una bella serata con quel 2-2 che ci mandò un po’ in crisi. E mi fu rinnovato il contratto che stava per scadere, consentendomi di restare con la squadra, di fare il ritiro, anche di esordire in serie B. Da titolare, alla prima giornata di campionato. Questo gesto vale tantissimo.

E di cose che valgono ce ne sono state tante. Vittorie a parte, una sola rete. Ma importantissima.

Che per me che non segno mai, poi, è davvero un ricordo bellissimo. A Caravaggio, fu la rete decisiva per la vittoria il giorno in cui il Mantova perse e noi lo scavalcammo in testa alla classifica in un momento cruciale perchè mancava poco alla fine del campionato.

Insomma, se il Como è qui è anche grazie a quel gol.

E’ stato uno dei momenti più belli, in mezzo a tante cose belle. Le promozioni, ovviamente, sono le emozioni più grandi. Ma adesso quello che ricordo di più sono proprio le giornate, i momenti di vita quotidiana con i miei compagni.

Qualcuno amico più di altri? Chi sono le persone che più porterai con te?

Io sono davvero stato bene con tutti, sempre. Se devo fare qualche nome dico Facchin, che per tre anni ha fatto avanti e indietro da Milano con me, e Iovine, mio compagno di ritiro ad Arona e grande amico. E poi il fisioterapista Gallo, anche lui nell’equipaggio quotidiano in macchina. Ma vorrei nominare veramente tutti.

Resti in zona, dunque ti rivedremo a qualche partita del Como.

Ma certo, anche se adesso sarò più spesso in campo anch’io. Ho bisogno di ritrovare continuità, e sono certo di aver fatto la scelta giusta. Ma al Como resto e resterò sempre legato.

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