Toninelli, libro cuore
«Quel contratto che premio»

«Un gesto che mi ha riempito di gioia, davvero non scontato e non comune di questi tempi. Mi hanno fatto sentire subito, la vicinanza della società

Felice comunque. Dario Toninelli, dopo aver aspettato tanto il suo turno, avrebbe potuto esserci in campo il giorno della promozione del Como, insieme ai suoi compagni. Invece era in tribuna, in stampelle. Avrebbe potuto ora riposarsi in vacanza, invece lo aspetta un’estate di terapie e lavoro per rimettersi in forma. Ma è felice, è positivo. Perchè è ancora un giocatore del Como, uno di quelli che dalla D sono arrivati fino in B.

Innanzitutto, Dario, come stai?

E’ stato un infortunio molto serio. Sulle prime sembrava un semplice strappo, invece ci sono state complicazioni pesanti. Però sono felice perchè la guarigione sta procedendo bene. Si era parlato di diversi mesi, io spero di poterci essere già dal ritiro.

Sfortuna nera, proprio nel momento in cui avresti potuto giocare dall’inizio con il Grosseto, due settimane prima di Como-Alessandria...

Il giorno dell’infortunio ero veramente molto turbato, ero a terra. Il dolore, il momento particolare della stagione in cui avevo tanta voglia di dare il mio contributo. E poi il futuro, con il contratto che stava per scadere e io che non ero in grado di stare in piedi... Mentalmente una botta tremenda.

E invece, non tutto il male viene per nuocere.

Infatti, il direttore Ludi mi ha chiamato subito, il giorno dopo. Per dirmi che il Como non mi avrebbe lasciato solo, che per me era pronto un altro anno di contratto. Un gesto che mi ha riempito di gioia, davvero non scontato e non comune di questi tempi. Mi hanno fatto sentire subito, e concretamente non a parole, la vicinanza della società. Una grande dimostrazione di serietà, e di come si lavora e si agisce in questa società.

Confermato a prescindere, che fosse serie B o serie C, perchè ancora non si sapeva.

Certo, e questo dà ancora più valore al gesto.

E’ stata una stagione non semplicissima per te, tante partite in panchina, dopo due stagioni giocate anche spesso da capitano. Ludi dice che questo contratto è anche un premio alla tua professionalità e alla tua scelta di restare qui anche quando a gennaio avresti potuto andartene per giocare di più.

Purtroppo mi ero infortunato anche in ottobre, mi ero andato a schiantare contro un palo nella partita con l’Olbia. Ho dovuto recuperare, nel frattempo erano cambiate alcune dinamiche, ma ci sta. A gennaio avevo altre proposte, ma credevo in questo progetto, in quello che tutti insieme stavamo facendo. Il Como era in testa, volevo restare con questo gruppo per fare la mia parte quando sarebbe servito, a prescindere dal minutaggio che mi sarebbe stato concesso. Sì, il rinnovo è figlio anche di questo mio comportamento, che la società ha apprezzato. Ma ho semplicemente fatto quello che mi sembrava giusto.

Del resto, per il Como avevi fatto anche tre anni fa per la prima volta la scelta di scendere in serie D dopo aver sempre giocato nei professionisti.

Scelta giusta, visto che ora mi ritrovo in B... Sì, ricordo che mi aveva convinto Borghese, mio ex compagno al Livorno. Io sono milanese, volevo riavvicinarmi un po’ a casa, e l’idea di provare a vincere un campionato in D, trattandosi anche di una piazza importante, mi era sembrata una buona alternativa.

E ora è un grande orgoglio quello che avete costruito, specie per voi che siete partiti da lì.

E abbiamo attraversato tante situazioni, il cambio di società, il Covid, abbiamo vissuto di tutto, tanti alti, ma anche tanti bassi. Per questo mi sento davvero una parte integrante di questo gruppo, anche con i ragazzi che sono arrivati dopo. Con i miei compagni più esperti, anche quelli che sono arrivati dopo chiaramente, siamo riusciti a tenere bene in mano la situazione in ogni momento.

Poteva esserci per te la fascia di capitano. Ti è dispiaciuto che sia andata diversamente

L’orientamento all’inizio sembrava quello, l’anno scorso l’avevo messa io tante volte. Poi è andata diversamente, sono accadute altre cose, ma è tutto normale. Quello che conta è essere arrivati qui tutti insieme. Mi dispiace piuttosto non aver potuto dare nel finale il contributo che avrei voluto.

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