Zambrotta versione mondiale
«E Tardelli mi disse: Vai!»

Il debutto giovanissimo in serie B: «Ricordo i consigli preziosi di Cecconi e tanti amici»

L’emblema è lui, Gianluca Zambrotta. L’emblema del ragazzo che dal Como è diventato campione, fino in cima al mondo. Dall’Alebbio al settore giovanile di Orsenigo a 12 anni, dal settore giovanile all’esordio in B in prima squadra a 18 anni, dal Como in C1 al Bari in serie A a vent’anni. E da lì ha raggiunto tutto quello che un calciatore può sognare: Juve, Barcellona, Milan, quattro scudetti, quattro supercoppe, tre Mondiali di cui uno vinto, tre Europei.

Ma le sue prime partite con il Como Gianluca non se l’è mai dimenticate. «L’esordio in B contro il Cesena, il Como era già praticamente retrocesso ma vinse 2-0. E io ho fatto l’assist per il secondo gol, a Rossi». Forse il fatto che a metterlo in campo per la prima volta fu proprio un campione del mondo, Tardelli, gli portò fortuna. Ma molto giocò anche il suo carattere, taciturno, serio, apparentemente sempre tranquillo. «Ma l’emozione di quei momenti me la ricordo bene, altrochè. Ero timido e riservato, questo sì. E riuscivo a non essere teso, a non subire troppo né le vittorie né le sconfitte». Allora giocava praticamente da attaccante, «esterno alto, a volte anche seconda punta. Il primo gol lo segnai a Carpi, l’anno dopo, vincemmo 4 a 1. Un gol di testa, assist di Cecconi». E poi la mononucleosi lo fermò mentre il Como giocava i playoff, con la finale persa a Modena contro l’Empoli. «Ma l’anno dopo vincemmo la Coppa Italia con la Nocerina, quella partita la ricordo bene», e quella sera segnò anche lui, chiudendo la sua lunga prima parte di vita, quella targata Como.

«Ma da Como fondamentalmente non me ne sono mai andato. E qui sono venuto a festeggiare subito dopo aver vinto il Mondiale, qui sono sempre tornato appena ho potuto e qui continuerò a vivere». I ricordi sono tanti, anche se lontani. «I miei compagni e amici di allora, come De Ascentis che venne con me anche al Bari, Vignaroli, Sala, Ferrigno, Ferracuti... bel gruppo. Tra i compagni più grandi ricordo soprattutto Cecconi, mi aiutò molto con i suoi consigli. Ma ho un bel ricordo di tutti. Poi sono stato fortunato per quello che ho avuto, ma quei momenti non li posso dimenticare».

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