«Casa perquisita e interrogatori
Ecco come mi hanno rubato la vita»

Laura Tettamanti di Casnate con Bernate un anno fa inviò online i documenti per un contratto di traduzioni da casa. Vittima di un furto di identità: «Quel lavoro era un inganno. Ora truffatori agiscono con il mio nome in tutta Italia»

Vittima di un furto di identità dopo aver risposto a un annuncio online. Da oltre un anno Laura Tettamanti , maestra di Casnate con Bernate, vive un incubo fatto di convocazioni dalle forze dell’ordine e perquisizioni in casa.

La sua speranza è che questa vicenda possa concludersi al più presto per ritrovare la serenità che le è stata tolta a causa di malintenzionati che, fingendo di essere lei, hanno messo a segno una serie di truffe.

«Tutto è iniziato ad agosto del 2020 – racconta – quando ho risposto a un’offerta di lavoro pubblicata su un noto portale di annunci. Ero alla ricerca di un’occupazione e così ho pensato di tentare con la selezione che era proposta e che consentiva di lavorare da casa».

Un lavoro di traduzioni in smart working che prevedeva una prima selezione. La donna grazie alla buona conoscenza delle lingue straniere esegue così la prova scritta di traduzione e comprensione e il giorno successivo le viene comunicato di aver superato il test, senza però che le venga detto il nome dell’azienda per cui era stata selezionata.«Nella mail mi è stato chiesto di inviare tutti i miei dati, compresa una mia fotografia mentre tenevo in mano la carta d’identità – aggiunge – ho inviato tutto e ho atteso il contratto ma non è mai arrivato. Fino a quel momento, lo dico onestamente, non ho pensato a qualcosa di strano, ma nei giorni successivi non ricevendo risposta ai miei solleciti un dubbio mi è venuto».

Dalla presunta azienda che aveva pubblicato l’annuncio non arrivano risposte, i giorni passano e nel frattempo la 38enne trova impiego a scuola e quella proposta di traduzioni da casa nelle sue prospettive viene archiviata.

A gennaio dello scorso anno però l’amara sorpresa: viene convocata dai carabinieri dove le viene chiesto se per caso avesse messo in vendita della merce online. Da quel momento inizia un incubo fatto di convocazioni dalle forze dell’ordine e perquisizioni a casa.

Tettamanti, assistita dal suo legale, l’avvocato Serena Pensa , viene così a conoscenza del fatto che qualcuno ha utilizzato i documenti inviati in risposta all’annuncio di lavoro da remoto, per aprire una serie di conti online in quattro grossi istituti bancari.

L’avvocato Pensa presenta così denuncia per il reato di furto d’identità, ma nel frattempo a carico della donna sono stati aperti alcuni procedimenti penali e indagano più Procure (Como, Bergamo e Ravenna). Ad ogni nuova procedura l’avvocato della donna deve presentare richiesta di archiviazione. «Sono riuscita ad ottenere il blocco dei conti solo dopo mesi – dice Tettamanti – oltre al fatto che in questo momento in caso mi vengano chiesti i carichi pendenti, per motivi di lavoro o altro, devo dire che sono in corso delle indagini».

«Non capisco perché non ci sia una comunicazione tempestiva tra le varie Procure in modo da archiviare in automatico le denunce che stanno arrivando nei miei confronti. Oltretutto, nonostante la mia denuncia, questa o queste persone hanno agito anche successivamente».

Tettamanti sottolinea, inoltre, come a differenza di quanto accade per aprire un conto corrente “fisico”, per i conti correnti online le pratiche siano molto semplici «e non venga effettuato alcun controllo sull’effettiva identità di chi lo richiede e sulla veridicità delle dichiarazioni rilasciate, se non molto tempo dopo, quando un malintenzionato può aver già agito indisturbato».

Francesca Guido

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