Crisi del Casinò
«Troppi dipendenti,
me l’aspettavo»

L’ex sindacoMaria Paola Piccaluga, rimasta in carica dal 2007 al 2017, commenta la situazione della casa da gioco

«Al Casinò 482 dipendenti erano oggettivamente troppi». Ecco la lettura che l’ex sindaco Maria Paola Piccaluga offre della situazione in cui è sprofondata l’enclave, con un 2018 che ha segnato il definitivo crollo del “sistema Campione” e un 2019 che potrebbe segnarne la ripartenza.

«Temo di essere impopolare, ma era prevedibile che non sarebbe stato possibile garantire ancora il posto a quasi 500 lavoratori – dice Piccaluga – altrimenti, riaprisse il Casinò, il giorno dopo verrebbero replicate le stesse condizioni che hanno portato al fallimento. Dispiace dirlo, certo, ma è razionale. Spero che il personale in età pensionabile venga accompagnato e tutelato e spero soprattutto che si faccia presto, che la casa da gioco riapra in fretta».

Una fretta pienamente logica. «Certo, perché tante famiglie da sette mesi vivono senza stipendio e senza un euro di disoccupazione, il personale del Comune poi non è pagato da quasi un anno. A tal proposito per i residenti campionesi impiegati al Casinò sarebbe stato meglio accettare mesi prima i licenziamenti per poter almeno accedere agli ammortizzatori sociali, garantiti invece ai residenti in Ticino che per due anni potranno incassare una importante indennità».

Questa è una frecciata riservata ai sindacati, non sempre uniti al tavolo delle contrattazioni. Piccaluga, sindaco dal 2007 al 2017, ricorda che solo pochi anni fa al Casinò lavoravano 660 persone. «Sì e nel tempo abbiamo fatto scendere questi numeri – spiega ancora Piccaluga – raggiunti i 500 dipendenti con i tagli agli stipendi e all’orario di lavoro figuravano ufficialmente 380 impiegati, comunque molti».

Il governo ha concesso a Campione d’Italia anche una serie di agevolazioni fiscali, un taglio del 30% delle imposte per le persone e le imprese, che secondo Piccaluga potrebbero essere una buona leva per il tessuto economico dell’enclave.

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