Croce Rossa, una crisi senza fine. Spunta la vendita della maxi sede

I debiti residui dell’ente ammonterebbero tuttora a circa cinque milioni di euro - Dopo aver rinunciato a 12 ambulanze, la soluzione sembra la cessione della struttura di Lipomo

Como

Un nuovo breve commissariamento “lacrime e sangue” per risollevare le sorti della Croce Rossa di Como. E si ipotizza anche la cessione della sede di Lipomo.

Giovedì nella sede della Pro loco lipomese i soccorritori si sono riuniti per discutere la situazione in cui versa il comitato commissariato ormai da tre anni della Cri che comprende Como, Lipomo e San Fedele.

Senza commissari

In apertura sono state spiegate le ragioni per cui Paolo Beretta e Massimo Franzin hanno ritirato la loro candidatura alle elezioni per succedere ai commissari. Troppo complicata in sostanza la situazione economica dei crocerossini, serve un commissario per fare dei tagli drastici. Secondo le ricostruzioni ci sono circa cinque milioni di euro di debiti dovuti alla disastrosa precedente gestione accusata di diversi presunti illeciti. Si tratta soprattutto di mutui da estinguere. Ciò nonostante nel corso del commissariamento siano stati estinti circa 1,2 milioni di euro di pagamenti e un milione di ingiunzioni verso i fornitori. Pesa ancora il personale, passato da 75 a 49 unità dal 2018 a oggi. Parte del problema, ha spiegato Beretta, sono i servizi aggiuntivi Covid che da fine marzo sono venuti a mancare e che prima garantivano incassi sicuri. Ci sono poi, ha riferito il procuratore Daniele Caruso , tra i 500mila e i 600mila euro di crediti non riscossi derivanti dai mancati pagamenti dei servizi forniti ai cittadini. I volontari non incassano subito il 47% delle uscite che richiedono un pagamento, molti comaschi pensano che la Croce rossa sia un servizio sempre gratuito.

La sede di San Fedele

Dunque secondo Beretta e Caruso, dopo aver venduto 12 ambulanze, l’unica strada per uscire dalla palude è cedere la sede di Lipomo, immobile di recente costruzione. Siamo ancora nel campo delle ipotesi, ma il comitato nazionale di Roma potrebbe diventare il proprietario dello stabile aiutando il comitato comasco ad estinguere mutui e debiti. L’intervento romano diretto non è possibile per legge, la Cri ora di fatto è un ente privato. Un passaggio di proprietà sarebbe forse invece giustificabile. Immaginando che i volontari possano comunque continuare ad utilizzare la sede per un periodo da definire. Da tempo si cerca anche di cedere la sede di San Fedele ai Comuni del territorio. Quella di Como è già una proprietà del comitato nazionale. È importante salvare il comitato locale, si tratta di una realtà che garantisce un servizio cruciale ed è comunque un ente dall’importante fatturato, circa tre milioni e mezzo di euro l’anno. I vertici del comitato immaginano poi che entro giugno sapranno se verrà nominato un nuovo commissario o se invece verrà confermato l’attuale, Paolo Russo , che pure è intervenuto alla riunione. Al nuovo commissariamento, di breve durata, sono chiesti grandi sacrifici. Per il futuro secondo tutti è comunque necessaria una gestione più oculata del comitato, contrariamente a quanto avvenuto in passato. Con il commissariamento infatti è stato necessario redigere nuovi bilanci in passato costruiti, si è detto durante l’assemblea, con «molte incongruenze».

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