Dolore e choc all’Artsana
«Adele no, aiutava tutti»

La manager uccisa aveva 54 anni e amava il Bangladesh e la sua gente

Il gruppo di Grandate: «Un atto barbarico». Un’amica: «Una persona solare»

Ha perso la vita nel luogo dove non solo lavorava: lì si occupava della gente, dei suoi problemi. E condivideva questa sensibilità con i colleghi di Artsana, come con gli amici: anche per questo motivo l’uccisione di Adele Puglisi appare ancora più devastante e assurda.

Lei aveva 54 anni ed era manager del controllo qualità per la società di Grandate. Qui veniva poco, perché trascorreva la maggior parte del tempo nel Paese asiatico e poi di corsa a casa, a Catania: dove sarebbe dovuta rientrare proprio ieri. L’ultima serata, ha voluto trascorrerla in quel ristorante di Dacca con l’amica Nadia e le è stata fatale.

A dare la terribile notizia al personale, è stato lo stesso amministratore delegato di Artsana, Claudio De Conto. E lo stesso gruppo ha affidato il dolore a una nota ieri pomeriggio: «Siamo costernati di fronte a questo atto barbarico che calpesta la dignità umana». Il lutto è stato espresso anche dalle rappresentanze sindacali dell’azienda: «Siamo senza parole per quanto accaduto alla nostra collega». Poi la nota della Uil Como-Lecco: «Esprimiamo vicinanza, solidarietà e cordoglio alle famiglie di tutte le vittime dell’attentato di Dacca. Un altro atto vile ed ignobile commesso da esseri umani che usano strumentalmente il nome di Dio per giustificare ciò che nulla può giustificare».

Adele a Grandate, appunto, era raramente, ma aveva lasciato il segno. Con la sua positività, il suo apparire sempre solare e la disponibilità a maggior ragione quando c’era da indirizzare i colleghi nei viaggi in Bangladesh. Viaggi frequenti anche per altri dipendenti, perché lì non ci sono stabilimenti Artsana, ma fornitori. E sulla qualità e sulle condizioni di lavoro vigono regole precise, su cui il gruppo veglia con attenzione.

Regole che stavano a cuore alla donna, perché aveva un cuore aperto al mondo e a chi aveva più bisogno.

Era una collega, prima di tutto un’amica. E come amica la ricorda Federica Bordignon, dell’Ufficio stile, che vive a Como: «Sono sotto choc. Anch’io vado spesso in Bangladesh e lei era il nostro riferimento. Lei aiutava sempre tutti, aveva una grande gioia di vivere ed era impegnata da moltissimi anni in quelle zone. Ancora di più ci appare un’ingiustizia».

Una donna che sapeva seminare il bene. Che nessuno dimenticava. «Noi dell’Accademia Galli - osservano Salvatore Amura e Marina Nelli - abbiamo lavorato ai corsi con Artsana. Lei non aveva partecipato, eppure ci sembrava di conoscerla, i colleghi ce l’avevano nominata proprio per com’era, unica».

Federica, in partenza tra l’altro per un viaggio di lavoro, in Cina, lo ribadisce: «Lei merita di essere ricordata. Certo, sembra non ci sia un posto sicuro e viene la paura, ma non bisogna darla vinta ai terroristi. Bisogna reagire». Come avrebbe voluto Adele, innamorata del lavoro, della sua Sicilia e di un mondo di cui sapeva vedere il bene.

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