Il genero ferito al fronte in Ucraina: «Fa male sentire ragionamenti che negano la realtà. Tanti giovani morti, ci rendiamo conto?»

Grandate Testimonianza di una badante che vive da vent’anni in paese ed è preoccupata per le sorti dei familiari rimasti in Ucraina

A un anno dall’inizio della guerra in Ucraina la situazione per chi come Maria vive in Italia da tanti anni, 20 per la precisione, è davvero drammatica.

Maria Oleksyuk vive a Grandate e lavora per le famiglie italiane, e a Ivano-Frankivs’k, città ucraina a due ore da Leopoli, ha sua figlia Ivana, 40 anni, i nipoti Sofia di 13 anni e Nazaar di 16, e il genero Miros, 41 anni. Le preoccupazioni sono proprio per quest’ultimo, ferito in guerra.

«Piango, ho mal di cuore ogni giorno – racconta Maria - Questa guerra, sono 9 anni da aggiungere, non serve. I russi hanno messo piede sul nostro territorio e noi proveremo odio per sempre. Fa male sentire certi ragionamenti che negano la realtà, lo dico da semplice ma autentica ucraina».

«Ci sono tanti giovani morti – continua - ci rendiamo conto? Tanti invalidi, bimbi che cresceranno orfani o con papà invalidi, una distruzione che non si può immaginare. Putin ha una testa vecchia, da Anni Quaranta, facciamo attenzione.”

Maria è in contatto con sua figlia che l’anno scorso era venuta a Grandate con i nipoti. Sono stati in paese per un mese, poi hanno deciso di ritornare in Ucraina, non riuscivano a stare lontano dal marito e papà impegnato al fronte.

«Mio genero lavorava in Belgio, è andato in guerra con i suoi due fratelli – spiega Maria - Oggi Miros è in ospedale, è stato ferito gravemente a Bakhmut e da lì è stato portato a Dnipro e poi è arrivato a casa, in ospedale».

«Il pensiero non è solo per mio genero, ma per tutti coloro su cui poggia l’Ucraina – aggiunge Maria - va ai ragazzini di 20 anni che scavano ed aiutano i soldati più grandi, va a tutti gli uomini che stanno combattendo, tanti non ce la fanno, tanti restano invalidi per sempre, come faremo? Non sarà più la vita felice di prima. Non chiedevamo niente, solo di stare come stavamo. Avevamo un futuro, abbiamo costruito un nostro benessere e da un giorno all’altro ci hanno distrutto tutto. Non si può restare indifferenti».

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