La banda del bosco
finisce in manette
Gli italiani “manovalanza”

Il blitz. Marocchini i capi dello spaccio, italiani i galoppini. Tra gli arrestati anche un insospettabile e un’infermiera

“Caffè” e “latte”, nella zona della valle del Lura, si prendevano nei boschi, non certo al bar. Ma quei nomi in codice sono serviti ben poco alla banda (anzi: le bande) di spacciatori che da anni imperversa nelle aree boschive tra Cadorago, Oltrona, Appiano e Fino Mornasco. Ieri mattina di buon ora, infatti, i carabinieri della compagnia di Cantù hanno fatto scattare le manette ai polsi di tredici persone e altre tre sono finite agli arresti domiciliari. Per tutti l’accusa è di spaccio di stupefacenti.

https://www.laprovinciadicomo.it/videos/video/il-blitz-antidroga-dei-carabinieri_1036951_44/

L’operazione di ieri mattina non è la solita incursione in quelli che, ormai tristemente, erano conosciuti come i boschi dello spaccio, bensì l’esito di un’inchiesta paziente, lunga, fatta di pedinamenti, intercettazioni, sequestri, decine di testimonianze. L’esito ha, per certi versi, del clamoroso. Perché un’attività che per molti, se non per tutti, era appannaggio esclusivamente di bande di nordafricani, in realtà trovava una complicità attiva di un nutrito gruppo di giovani (e non solo) spacciatori nostrani.

Prima di raccontare com’è nata l’inchiesta, è bene partire dal fondo: da cosa hanno scoperto i carabinieri. E cioè che i boschi della droga erano appannaggio di tre differenti bande di spacciatori. Che in due anni gli acquirenti - tutti italiani - identificati dai detective sono stati una sessantina. Che al vertice delle singole bande c’erano cittadini marocchini - provenienti soprattutto da Milano - che potevano contare su una manodopera locale.

Sul giornale in edicola due pagine con i nomi e le foto di tutti gli arrestati

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