Polizia dura solo con gli italiani?
«Tante segnalazioni dal Ticino»

Cattaneo, Uil: «I frontalieri denunciano disparità di trattamento Bisogna verificare se davvero vengono applicati due pesi e due misure»

«I licenziamenti per aver postato sui social network opinioni, civili e incivili, che alludono a comportamenti discriminatori delle forze di polizia ticinesi cominciano a essere due in pochi giorni. Certo il proclama di violenza lanciato dal frontaliere varesino, poi licenziato venerdì dalla Rapelli di Stabio, è inaccettabile. Ciò non toglie che si moltiplicano le segnalazioni di frontalieri che denunciano disparità di trattamento tra svizzeri e italiani da parte della polizia ticinese per infrazioni al Codice della strada». Il ragionamento di Roberto Cattaneo, segretario della Uil Frontalieri di Como, riparte da qui. La notizia del licenziamento in tronco di un frontaliere varesino da parte della Salumi Rapelli di Stabio (360 dipendenti, il 70% dei quali frontalieri), reo di aver postato su facebook frasi offensive contro i poliziotti ticinesi (che l’avevano multato “per aver guardato due secondi in auto il cellulare”), è subito rimbalzata al di qua del confine, dando corso ai commenti più disparati, con i social network letteralmente scatenati.

Licenziamento che peraltro arriva a una manciata di giorni da quello di una giovane frontaliera licenziata dalla Avaloq di Bioggio per un video su Instagram, divenuto subito virale, in cui se la prendeva per una multa con i vigili di Paradiso. «Credo sia giunto il momento di appurare se davvero ci sono comportamenti differenti da parte della polizia ticinese in base alla nazionalità - fa notare Roberto Cattaneo -. Le autorità del Cantone dovrebbero aprire un’inchiesta. Lo stesso dovrebbe fare il comando della polizia cantonale. Può essere che il risultato confermi le opinioni sull’argomento di gran parte dei frontalieri o può essere anche che i fatti smentiscano questa voce comune. Si sarà comunque fatta un’operazione all’insegna della massima chiarezza».

Ma c’è anche chi si è spinto oltre come il presidente dello Sportello dei Diritti, Giovanni d’Agata, che al sito ticinonews.ch ha fatto notare che «il licenziamento è un fatto gravissimo» e che «se c’è stata offesa o vilipendio si proceda nelle sedi opportune, ma non con quella che verrebbe percepita come una sorta di rappresaglia contro i frontalieri». Il presidente dello Sportello dei Diritti ha invocato un intervento del ministro degli Esteri.

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