Rapina una ragazza poi si scusa
«Non ho un lavoro, mi dispiace»

Era stato fermato l’altra mattina dalla polizia dopo aver derubato una ragazza incinta in viale Varese

Como

Si è celebrato con rito direttissimo, il processo per il reato di rapina impropria nei confronto di un uomo di 55 anni, originario di Fino Mornasco ma residente in città, sebbene di fatto domiciliato all’Ozanam di via Napoleona.

Era stato arrestato l’altra mattina poco dopo le 10, inseguito da un passante prima e dalle volanti della polizia subito dopo, in via Indipendenza, angolo via Bellini. Qualche minuto prima, per sua stessa ammissione, aveva strappato la borsetta dalle mani di una ragazza di vent’anni residente a Menaggio, peraltro incinta, la quale attendeva qualcuno su una panchina dei giardini di viale Varese.

Quel passante, che aveva assistito alla scena, lo aveva seguito, dopo avere chiesto aiuto alla polizia: «Chiedo scusa» ha detto ieri al giudice Valeria Costi , spiegandole di essere stato, in passato, cuoco e giardiniere, ma di non trovare più un lavoro da anni, anche per motivi di salute: «Non ho neppure i soldi per acquistare le medicine». Il tribunale ha scelto di rimetterlo in semilibertà.Dovrà presentarsi in questura tre volte a settimana, ottemperando cioè al cosiddetto obbligo di firma.

Il giudice ha optato per quest’ultima forma di “restrizione” giudicandola evidentemente più adatta alle sue condizioni di salute e meno punitiva di quella invocata invece dal pubblico ministero, che avrebbe voluto sottoporlo a detenzione carceraria. Assistito dall’avvocato Roberto Rallo, ha scelto la strada del patteggiamento, che garantisce uno sconto di un terzo sulla pena edittale.

Alla fine se l’è cavata con un anno e quattro mesi, prima di essere rimesso in libertà. Resta, e non soltanto per lui, il problema del lavoro, delle cure e dell’alloggio, un problema che accomuna molti altri comaschi, anche se, per fortuna, non tutti commettono reati.

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