Società estere e proprietari “schermati”
Le paure della Procura sul Casinò

Battaglia legale sulle futuro della casa da gioco campionese: «Reali finanziatori impossibili da individuare»

Il Tribunale di Como si ritrova di fronte all’ennesimo dilemma, sul futuro del Casinò di Campione d’Italia: concedere almeno 90 giorni di tempo (causa Covid) alla società di gestione per predisporre un piano di salvataggio, oppure dar retta alla Procura, chiudere tutto e dichiarare il fallimento.

In attesa della decisione, il confronto tra la società e i pubblici ministeri (il procuratore Nicola Piacente e il sostituto Pasquale Addesso) che sollecitano la dichiarazione di dissesto, si arricchisce di un nuovo capitolo. Legato all’indicazione, da parte dei gestori della casa da gioco, di possibili soggetti disponibili a investire risorse nel futuro del Casinò.

Ad eccezione della Banca Popolare di Sondrio, già creditrice di decine di milioni di euro nei confronti della casa da gioco e comunque disposta a farsi carico di ulteriori aiuti economici, la Procura e la Guardia di finanza hanno scoperto che la maggior parte delle altre società

indicate come interessate a investire capitali a Campione d’Italia sono registrate all’estero. Non solo, ma gli accertamenti sulla composizione societaria rimandano in gran parte a scatole “schermate” quali trust, fondazioni, società fiduciarie offshore. Come dire: impossibile farsi un’idea a chi siano collegate e, soprattutto, da dove arriverebbero i fondi che, nel caso, potrebbero finire alla casa da gioco.

Il problema, ha sottolineato il magistrato nel corso dell’udienza di lunedì scorso davanti al Tribunale, è che la società di gestione del Casinò ha un unico socio. E quell’unico socio è una pubblica amministrazione: il Comune.

Da questo punto di vista la legge è molto chiara: gli enti pubblici non possono in alcun modo consentire a operatori economici in cui vi siano intestazioni fiduciarie (che non permettono di accertare i reali proprietari) di partecipare a procedure di gara. E questo con lo scopo di evitare il rischio di possibili infiltrazioni mafiose negli appalti pubblici.

La decisione del Tribunale potrebbe arrivare già entro la fine della settimana.
P. Mor.

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