Svuotarono i conti
di ventuno condomini
Tutti condannati

Due anni e 11 mesi a Francesca Mancuso. Colpevoli anche il padre e il fratello

L’accusa era quella di avere fatto sparire in un lasso di tempo indeterminato (e comunque prima del mese di giugno del 2014, quando le indagini presero il via dopo le prime denunce) una somma di circa 719mila euro, denaro prelevato, e mai restituito, dalle casse di 21 condomini la cui amministrazione era stata loro affidata. Riconosciuta colpevole del reato di appropriazione indebita, Francesca Anacleta Mancuso, 39 anni, residente a Cernobbio, alle spalle già una condanna a un anno rimediata nel novembre del 2016, ha patteggiato la pena di due anni, 11 mesi e 14 giorni di reclusione. Con lei sono stati riconosciuti colpevoli anche il padre Alvaro Mancuso, 71 anni, e il fratello Alberto Luigi Mancuso, 42, entrambi residenti a Maslianico ed entrambi condannati, con la formula del patteggiamento, a due anni, otto mesi e 2mila euro di multa ciascuno.

Le parti civili, alle quali il tribunale ha liquidato le spese, difficilmente vedranno un solo centesimo di risarcimento. Garantisce l’avvocato Ilvo Tolu, difensore di Francesca Mancuso (Gianantonio Testa assisteva invece gli altri due imputati) che di soldi non ne sono rimasti poiché - ed è questa la tesi che la difesa è andata sostenendo fin da principio - «più che di appropriazione indebita sarebbe il caso di parlare di mala gestione», cioè di una sfilza di incredibili sviste ed errori costati la scomparsa di quel fiume di denaro che, dice Tolu, la sua cliente non si mise mai in tasca. Plausibile? Non secondo il giudice, che non ha modificato di una virgola il capo di imputazione (del pm Antonio Nalesso), peraltro speculare a quello che aveva già indotto il tribunale di Como e la corte d’Appello di Milano ha infliggere e a confermare all’ex amministratrice di condomini una prima condanna a un anno per un ammanco - risibile se confrontato a quelli successivi - di 5mila euro, denaro sottratto dai conti della palazzina la “Residenza del Pino”, di via Cappelletti, a Sagnino.

Che il portafoglio clienti dello studio Mancuso - padre, figlia e figlio - fosse piuttosto “ricco” lo dimostra il capo di imputazione di quest’ultimo processo: amministrava palazzine a Maslianico, a Sagnino, a Ponte Chiasso, nel centro storico del Comune capoluogo, ma anche a Fino Mornasco e a Carate Urio. C’è chi “avanza” poche migliaia di euro (è il caso per esempio del condominio Cosio, nell’omonima via di Maslianico, 4.400 euro di ammanco) e che invece ha dovuto mettere pezze ad autentiche. Spulciando qua e là nel capo di imputazione (l’elenco completo delle parti offese è pubblicato qui accanto), si scopre che dal condominio Le Betulle di via Molino Nuovo, a Maslianico, sparirono 113.957 euro, oppure che dal condominio Garibaldi, nella via omonima di Fino Mornasco, ne furono prelevati 55mila. A Sagnino, in via Pio XI, i residenti del civico 51 hanno dovuto ripianare ammanchi per 52mila, mentre nelle palazzine della “Cooperativa campionese” di via Bontempelli 5/7, sempre a Sagnino, lo studio Mancuso si appropriò indebitamente, sentenza alla mano, di 71.696 euro.

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