Tangentopoli, prime confessioni
L’uomo del fisco: «Si, ho preso i soldi»

Roberto Colombo ammette le accuse - Anche la commercialista Secchi ha risposto al giudice

Passerà alla storia come il funzionario pubblico più a buon mercato della storia della corruzione, Roberto Colombo, dipendente (ora sospeso dal servizio) dell’Agenzia delle entrate con casa a Casnate con Bernate arrestato con l’accusa di aver aggiustato tre pratiche del fisco in cambio di tangenti. Un’accusa che lo stesso Colombo, interrogato ieri mattina dal giudice delle indagini preliminari, ha sostanzialmente confessato: sì (ha detto) quei soldi (1500 euro in tutto) li ho presi. E su quelle pratiche ho messo mano.

Roberto Colombo

Arrivano le prime confessioni nell’inchiesta che, martedì mattina, ha portato a due custodie cautelari in carcere e a dieci agli arresti domiciliari per ben 37 episodi corruttivi che sarebbero avvenuti tra il 2012 e i mesi scorsi. Accuse di corruzione che (nell’ultimo anno, nel corso delle due tranche d’inchiesta condotte dalla Guardia di finanza e coordinate dalla Procura) hanno travolto commercialisti, avvocati, fiscalisti, uomini del fisco e imprenditori.

Uno dei funzionari arrestati, come detto, è Roberto Colombo, che ieri mattina, per quasi un’ora, assistito dall’avvocato difensore Davide Giudici - ha risposto dal carcere alle domande del gip Luisa Lo Gatto. In sostanza il funzionario dell’Agenzia delle entrate di Como ha confessato di aver fatto da mediatore della corruzione per l’amico commercialista Giampiero Casartelli, presentato all’ex capo team legale dell’Agenzia stessa Stefano La Verde (la gola profonda di questa inchiesta) con l’intento di aggiustare una pratica di un cliente. Casartelli - hanno riferito sia La Verde mesi fa che Colombo ieri - avrebbe versato loro 2mila euro (poi divisi alla pari) per riuscire a ridurre un avviso di pagamento da 65mila ad appena 8mila euro.

Sempre Colombo ha poi ammesso di aver presentato sempre a La Verde, nel 2017, il commercialista Alessandro Colombo e di aver ricevuto da lui mille euro (anche in questo caso divisi equamente) per far ottenere uno sconto di oltre 60mila euro sull’avviso di rettifica e liquidazione delle tasse per una cliente del professionista. Infine sono arrivate anche ammissioni sui contatti - e sulla promessa di denaro - che il commercialista Michelangelo Rossini avrebbe fatto nel febbraio dello scorso anno per riuscire a far concludere una pratica con un atto di mediazione tra un cliente dello studio e il fisco.

Alla fine dell’interrogatorio l’avvocato Giudici ha formalizzato da un lato la richiesta di arresti domiciliari, considerate le ammissioni fatte davanti al magistrato, dall’altro la disponibilità a un interrogatorio da parte del pubblico ministero Pasquale Addesso.

SImona Secchi

nHanno formalizzato istanza di attenuazione della custodia cautelare (dal carcere ai domiciliari) anche gli avvocati dell’altra indagata finita al Bassone: l’ex socia dello studio Pennestrì, la commercialista Simona Secchi. Anche in questo caso la professionista (assistita dagli avvocati Marco Franzini e Andrea Marcinkiewicz) ha risposto a lungo alle domande del giudice. In questo caso nessuna confessioni, anche se la professionista avrebbe fatto parziali ammissioni su alcune contestazioni, ma avrebbe respinto le accuse più gravi, quelle legati alla corruzione per far ottenere ai clienti dello studio Pennestrì favori dagli uomini del fisco. Nel caso di Simona Secchi, al momento, i legali non hanno chiesto alcun interrogatorio con il pubblico ministero, almeno in attesa che finiscano di rispondere tutti gli indagati finiti ai domiciliari.

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