Viadotto, la nuova accusa
«Costruito senza progetto»

I periti: «Il Comune ha consentito la realizzazione di un’opera priva degli elaborati progettuali necessari»

Si chiarirà ogni cosa, avevano assicurato sia i progettisti originari che gli uffici del Comune di Como. E, invece, i periti nominati dal Tribunale per valutare guai e responsabili del viadotto dei Lavatoi non solo non hanno fatto marcia indietro rispetto alle accuse mosse nella bozza di perizia del dicembre scorso, ma nella versione definitiva hanno addirittura rincarato la dose.

E, nella consulenza tecnica depositata nei giorni scorsi, mettono nero su bianco un’accusa che ha dell’inverosimile: il ponte che collega l’Oltrecolle alla Canturina che dopo appena 15 anni di vita è in condizioni pietose, è stato costruito senza che vi fosse un «progetto esecutivo» completo.

Per capirci: il progetto originario, con tutti i suoi bravi elaborati, in realtà c’è. Ed è conservato nei faldoni del Comune assieme a calcoli, planimetrie e a tutto quello che è richiesto dalla legge. Ma dopo l’assegnazione dei lavori, i progettisti hanno optato per una variante che ha difatto apportato «sostanziali e radicali modifiche di natura strutturale» dell’opera, e questo «sebbene i nuovi elaborati risultino parzialmente incompleti, talvolta in contrasto, nonché difficilmente riconducibili a una datazione e a una funzione certa».

I periti arrivano addirittura ad imputare al Comune di Como - che, paradossalmente, da grande accusatore è finito per buona parte della consulenza tecnica sul “banco degli imputati” - di «aver consentito la realizzazione di un’opera priva degli elaborati progettuali necessari», visto che dai fascicoli sono risultati «inesistenti buona parte degli elaborati previsti per legge». E dunque «per quanto ricostruito è evidente che un progetto esecutivo in variante completo e che rispetti tutte le specifiche richieste non sia mai stato redatto» o, comunque, «mai consegnato in forma completa al Comune».

Le conclusioni a cui arrivano i due ingegneri incaricati dal Tribunale di emettere - per così dire - una sentenza tecnica sullo scandalo viadotto, suonano come una mazzata per gli uffici di Palazzo Cernezzi: «L’assenza degli elaborati di progetto esecutivo di un’opera pubblica è un aspetto che, dal punto di vista tecnico, è inammissibile come lo è il fatto che il committente pubblico», ovvero il Comune di Como, «abbia consentito la realizzazione di un’opera senza verificare la trasmissione completa e formale ai sensi di legge. Peraltro anche gli elaborati di progetto costruttivo risultano privi di firme e non sono risultati reperibili in forma completa negli uffici del Comune». E, di conseguenza, «a parte l’ovvia gravità formale, tali carenze rivestono importanza sostanziale dal momento che oggi l’opera risulta difficilmente verificabile a posteriori».

Se il Comune era alla ricerca di un responsabile per lo stato di salute disastroso del viadotto dei Lavatoi, almeno uno - stando alla perizia del Tribunale - l’ha trovato: la stessa amministrazione comunale.

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