Al Cern, incubatore di idee, giovani e Nobel parlano la stessa lingua

Fisica sperimentale Venerdì al Gallio le riflessioni di Michela Prest: «È a Ginevra che si cercano le risposte alle domande fondamentali»

Difficile immaginare lo scarto nella fisica. E infatti non c’è, ma ci sono prassi e innovazioni che ottimizzano conoscenze e scoperte in processi virtuosi che non sprecano nulla, ma diventano moltiplicatori di risorse.

Michela Prest, fisico sperimentale delle particelle elementari e docente di fisica all’Università dell’Insubria, racconta come, in una logica di risparmio delle risorse e di recupero degli scarti, il Cern di Ginevra sia il contesto privilegiato per coltivare l’ottimizzazione delle idee, di cui nulla va sprecato.

Cercare le risposte

«È il luogo dove si cercano le risposte alle domande fondamentali e per farlo si sviluppa nuova tecnologia, di fatto è il luogo dove non si sprecano capacità e intelligenze – è la sua sintesi – A Ginevra lavorano scienziati, ingegneri, informatici di più di cento nazioni per circa 15mila collaboratori. Magari provengono da paesi in guerra fra loro, appartengono a culture o fedi religiose e politiche differenti, ma al Cern si siedono attorno allo stesso tavolo e discutono. Qui lavorano insieme premi Nobel e giovani ancora in tesi, parlano la stessa lingua e ogni idea ha cittadinanza, non si spreca nulla di quello che produce qualunque persona perché non si sa mai da chi possa arrivare l’idea “giusta”».

In questo senso la ricerca scientifica è veramente inclusiva e non fa differenza perché si è consapevoli di lavorare su progetti che possono cambiare la vita di ogni giorno di milioni di persone e per questo motivo il Centro intergovernativo per la ricerca sul nucleare dal 2014 è “osservatore dell’Onu”. «Le ricerche permettono di sviluppare tecnologia che ha ricadute quasi immediate sulla vita di ogni giorno come, per esempio, è accaduto con i magneti super conduttori applicati per strumenti della diagnostica – continua Prest – o ancora l’esperimento Isolde che si occupa di testare le proprietà di isotopi radioattivi generati dallo scontro tra protoni accelerati e lastre di materiale campione. Questo ha aperto la porta alla medicina nucleare in diversi ambiti di indagine, dall’Alzheimer ad alcune tipologie di tumore».

Colmare il divario

Strumenti di diagnostica e di terapia che progressivamente vengono resi sempre più accessibili anche per popolazioni che al momento non hanno possibilità di cure in ambito radioterapico. «L’idea è di sviluppare sistemi per colmare il divario e permettere a tutti di avere le stesse opportunità – conclude la scienziata – e, con compentenze molto avanzate, si possono creare strumenti e formare persone che potrano andare in quei Paesi e cambiare la storia di quelle popoalzioni. Tutto questo significa non sprecare né tecnologia né persone ed è un metodo che ci insegna la stessa natura».

Michela Prest proporrà la sua riflessione sulle ricadute che lo studio della fisica delle particelle ha nella vita quotidiana venerdì 19 maggio dalle 15 alle 18 al Pontificio Collegio Gallio a Como.

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