Asili nido e caso Bologna, tra Rapinese e sindacati è scontro

Verso le urne Il candidato sindaco critica la Cgil comasca e cita il capoluogo emiliano. La replica: «Privatizzare è sbagliato»

Alessandro Rapinese vuole privatizzare gli asili e durante un comizio attacca la Cgil che - ha detto - a Bologna ha sottoscritto gli accordi con il Comune per l’esternalizzazione dei servizi degli asili ai privati mentre a Como non lo fa.

Il sindacato comasco non ci sta, e smentisce il candidato civico sul caso del capoluogo emiliano: «A Bologna tutti gli asili nido comunali (50) sono gestiti dal Comune con tutte le figure alle dirette dipendenze dell’ente (personale educativo, delle cucine e ausiliario). Ciò è identico a Como. Per garantire il servizio a tutte le famiglie il Comune di Bologna ha convenzionato ulteriori 9 asili nido privati. Nessun accordo sul tema è stato firmato dalla Cgil. Quindi parafrasando il candidato sindaco l’asilo è pubblico a Como e a Bologna».

«A Bologna - prosegue la nota del sindacato - nel 2003 la Giunta di centro destra ha voluto esternalizzare le mense scolastiche. Il personale comunale è transitato nelle nuove società mantenendo lo stesso contratto collettivo nazionale di lavoro con i medesimi costi. Altresì è stato riconosciuto il potere del lavoratore di rientrare alle dipendenze del comune. La Cgil di Bologna ha sottoscritto queste garanzie. A Como parte delle cucine è stata esternalizzata nel 2018 con l’espresso dissenso della Cgil che ha proclamato lo stato di agitazione del personale. Oggi più della metà delle cucine è gestita da una società esterna che applica un contratto peggiorativo per lavoratrici e lavoratori».

La chiosa finale: «Come sindacato rivendichiamo e riaffermiamo quotidianamente la necessità di mantenere il sistema dei servizi al cittadino in capo al soggetto pubblico. Questo permette di evitare forme di dumping salariale e riconosce al personale contratti dignitosi e tutelanti, ed anche un servizio di qualità con un turn over estremamente ridotto. La privatizzazione dei servizi non è una soluzione che garantisce risparmi e qualità maggiore ma certamente utili ai privati che dovrebbero concorrere con il pubblico alle medesime condizioni contrattuali. Diversamente il personale diventa più debole e ricattabile».

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