Aveva messo la figlia sul seggiolino «con la forza». Denunciato, è finito a processo. Dopo 4 anni è stato assolto

Cronaca giudiziaria Una testimone aveva parlato di «scena terribile» con schiaffi da parte dell’uomo. Il legale: «Faceva i capricci e non stava ferma, è sceso dall’auto e le ha solo legato la cintura»

Papà, mamma e figlia di tre anni avevano mangiato in un ristorante giapponese di Como. Arrivavano da un Comune a nord di Bellinzona e avevano trascorso una serata in città. Al momento di ripartire, la bambina aveva iniziato a «fare i capricci». Voleva rimanere a vedere l’acquario del ristorante, poi non voleva legarsi al seggiolino dell’auto. Il padre, 44 anni, ticinese, aveva fermato la sua auto per scendere, aprire la portiera e allacciare con forza le cinture del seggiolino.

Da questo momento in avanti le versioni riferite divergono. In sostanza però una cliente del ristorante, anche lei nel parcheggio della struttura ricettiva, aveva notato la scena decidendo di denunciare – era il 22 settembre del 2018, quattro anni e mezzo fa – quel genitore che con il suo modo di agire l’aveva sconvolta, in quanto «in una scena terribile» a suo dire aveva preso al collo la piccola e l’aveva schiaffeggiata. Quella segnalazione era poi diventata un fascicolo penale in procura a Como contro il padre con l’ipotesi di reato di abuso dei mezzi di correzione, ed era diventato anche un procedimento aperto in Svizzera proprio sul nucleo famigliare e su come veniva gestita la bambina.

Insomma, per quella segnalazione fatta dalla cliente del ristorante comasco la famiglia ticinese ha vissuto anni da incubo, conclusi solo ieri mattina con la lettura della sentenza di assoluzione perché il fatto non sussiste letta dal giudice monocratico Cristiana Caruso.

Racconti molto diversi

La versione di papà e mamma era sempre stata diversa, negava ogni violenza sulla figlia, diceva che la piccola stava semplicemente facendo i capricci e che per questo il padre era sceso dall’auto per legarla al seggiolino.

L’avvocato Livia Zanetti, nel corso della sua arringa di ieri (la pubblica accusa aveva chiesto la condanna per il padre e il trasferimento degli atti in procura per la madre), ha esposto la versione della difesa: «La bambina stava facendo i capricci – ha detto la legale – Magari i genitori erano anche nervosi, arrabbiati per la situazione, ma questa storia è andata ben sopra le righe. Provate voi a legare un bambino al seggiolino se questo non sta fermo... Serve obbligatoriamente un po’ di forza altrimenti non ci si riesce. Ma questo non vuol dire che la bambina dei miei assistiti sia stata picchiata». Una scena definita dalla cliente del ristorante come «terribile» ma che durò pochi secondi.

Indagine in Ticino

Come detto, tra l’altro, l’apertura del fascicolo in procura a Como per l’abuso dei mezzi di correzione, aveva portato anche ad una indagine in Canton Ticino sui metodi in uso in quella famiglia. Una procedura che tuttavia nulla aveva rilevato, se non la tranquillità della piccola in un contesto di assoluta normalità tra mamma e papà. Il fascicolo dunque era stato chiuso con un nulla di fatto nell’estate del 2019.

Mancava però ancora il risvolto italiano, quello penale, che ieri ha visto le parti ritrovarsi in aula per la lettura della sentenza dopo la richiesta di condanna a cinque mesi da parte della procura. Il giudice tuttavia ha ritenuto che non ci fosse alcun reato nel comportamento del padre, assolvendolo e chiudendo definitivamente questa storia dopo quattro anni e mezzo.

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