Bullismo contro la parrocchia di Rebbio
E don Giusto si rivolge alla Procura

Insulti, piccoli furti, dispetti, minacce e consumo di sostanze stupefacenti

Da mesi la parrocchia e l’oratorio di Rebbio sono in balia di un gruppetto di giovani, capitanati da un ragazzo di origini marocchine, che sta rendendo impossibile la vita e il lavoro a don Giusto, ai volontari e agli ospiti della comunità di via Lissi. A denunciarlo è lo stesso parroco, in un esposto formalizzato alla stazione carabinieri di Rebbio e inviato per conoscenza anche alla Procura di Como.

I protagonisti di una serie di atti di vero e proprio bullismo contro l’attività della parrocchia, non c’entrano nulla con i migranti che don Giusto Della Valle ospita o ha ospitato presso le strutture dell’oratorio, bensì sono giovani residenti nel quartiere, alcuni di questi - peraltro - già noti alle forze di polizia.

Furti e dispetti

Da quanto emerge la situazione è ormai al limite. I “dispetti” - accompagnati da veri e propri reati, formalmente contestati da don Giusto - sarebbero quasi all’ordine del giorno. Compresi raid rumorosi, con giri in moto sul piazzale della chiesa di San Martino, nelle ore della messa con il solo obiettivo di disturbare le funzioni religiose. L’esposto del parroco di Rebbio arriva a ipotizzare la ricerca, da parte del gruppetto, di pretesti di scontro sia con i richiedenti asilo e i senza fissa dimora aiutati dalla comunità di via Lissi, sia con i volontari che danno una mano quotidianamente in oratorio.

Tra gli episodi denunciati ai carabinieri e alla Procura, don Giusto cita anche diversi furti subiti dagli ospiti. In un’occasione il parroco avrebbe colto sul fatto uno dei ladri. L’ha quindi allontanato, salvo sentirsi minacciare e insultare dal giovane.

Problemi di droga

I “bulli del quartiere”, accusa ancora nel suo esposto il religioso, sarebbero anche stati sorpresi in più occasioni entrare nei locali della parrocchia per consumare sostanze stupefacenti.

La scorsa estate, inoltre, la parrocchia di Rebbio aveva subito un furto di diverse apparecchiature che si trovavano negli spazi utilizzati dagli animatori e dai volontari: un computer, una play station e diversi altri beni usati per attività creative. Il sospetto è che anche questo furto possa avere a che fare con il gruppetto di “stalker” della parrocchia.

«Come parroco e come cristiano - ha voluto sottolineare don Giusto, nell’esposto inviato alle forze di polizia e alla magistratura - valutando umanamente le ragioni del disagio di queste persone, in più occasioni ho provato a farli ragionare cercando di far capire gli errori e i danni arrecati. Di fronte all’arroganza e alla spavalderia con la quale hanno continuato e continuano a prevaricare i diritti e gli interessi delle persone accolte in parrocchia, ritengo sempre più urgente un intervento delle autorità».

Non una scelta facile, in ogni caso, quella di don Giusto di formalizzare il suo atto d’accusa. Anzi, l’esposto è giunto soltanto dopo un lungo confronto e una approfondita condivisione con alcune persone della comunità parrocchiale, che peraltro si sono dette pronte a testimoniare per confermare le parole di un parroco che, a Rebbio, tutti descrivono come «molto preoccupato» per il clima che si è creato a causa dei continui atti di bullismo.

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