Cala la qualità della vita
La città penalizzata
da poco lavoro e cultura

Senza infamia e senza lode: ancora una volta Como non brilla nella periodica classifica del Sole 24 Ore sulla qualità della vita

Senza infamia e senza lode: ancora una volta Como non brilla nella periodica classifica del Sole 24 Ore sulla qualità della vita, pur nell’anno in cui conquista la prima posizione Milano, la città che maggiormente fa sentire la propria influenza sulle sponde del Lario.

La situazione anzi, peggiora rispetto all’ultima rilevazione. È un ritratto sbiadito e anonimo quello che i numeri dell'indagine condotta dal quotidiano economico ci restituiscono: siamo al trentaseiesimo posto (quattro in meno rispetto all’anno scorso), il che vuol dire, limitandoci a prendere in considerazione il centro nord, piazzarsi nella parte bassa di una classifica dove eccellono invece i cugini lecchesi, che ci superano di gran carriera balzando dal trentatreesimo posto di dodici mesi fa all’ottimo dodicesimo di oggi.

Como invece resta al palo: penalizzata soprattutto da una proposta di “Cultura e tempo libero” quasi inesistente. Fosse solo per questa, anzi, saremmo scivolati oltre l’ottantesima posizione. Un dato che deve far riflettere, perché nel computo di questa voce si tiene conto di fattori diversi: della presenza di librerie, di sale cinematografiche, della spesa individuale per spettacoli teatrali, della presenza di onlus e dell'indice di sportività. Ma anche della permanenza media dei turisti nelle strutture ricettive: il che, dato il boom che la città vive da Expo in poi, deve avere in qualche modo fatto risalire l’indice. Che resta comunque molto basso. Non dimentichiamoci che ha chiuso i battenti la succursale del Politecnico, che sull’altra sponda del Lario invece raddoppia, forte di un successo che non conosce sosta.

Andranno meglio “Affari e lavoro”? Macché, anche qui viaggiamo molto in basso, solo al sessantesimo posto, decisamente al di sotto della media del nord, in una categoria che vuole misurare la propensione a fare business, a cui concorrono il numero delle imprese registrate, il tasso di occupazione, la disoccupazione giovanile, gli impieghi sui depositi, la quota di export sul Pil, la presenza di start up innovative (nonostante la presenza di ComoNext), e il gap retributivo di genere.

Siamo lì (intorno alla cinquantesima posizione) anche per “Ambiente e servizi”, sotto cui sono ricomprese tipologie differenti: dall'ecosistena urbano alla diffusione dell’home banking e delle cosiddette reti intelligenti, dal rischio idrogeologico, alla speranza di vita media alla nascita, per finire con l’indice climatico di escursione termica.

Decisamente meglio vanno “Ricchezza e consumi”, che censiscono i depositi pro capite, il Pil pro capite, i canoni medi di locazione, i consumi, i protesti pro capite, il prezzo media di vendita e la spesa pro capite in viaggi e turismo: ci troviamo poco oltre la decima posizione.

Como guadagna posizioni (siano al ventesimo posto) anche sotto il profilo di “Giustizia e sicurezza” per quanto riguarda la durata media dei processi, gli scippi e i borseggi, la cause pendenti ultratriennali, le rapine, i delitti connessi agli stupefacenti e i furti di autovetture. Positivo infine anche il saldo di “Demografia e società”, che tiene conto del numero di laureati residenti in provincia, del tasso di natalità, dell’indice di vecchiaia, del saldo migratorio interno, del tasso di mortalità, delle acquisizioni di cittadinanza italiana, e del tasso di fecondità.

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