Como: addio ippocastano
Una fuga di notizie
gli ha allungato la vita

Nel maggio del 1990 doveva far posto a un autosilo. Una telefonata diede il via alla mobilitazione per salvarlo

L’ippocastano rosa di via Solone Ambrosoli è scampato alla sentenza di condanna a morte per altri 28 anni. Soltanto ieri mattina i giardinieri hanno abbattuto una pianta che, dopo due secoli, se n’è andata per morte naturale.

Un albero che ventotto anni fa fu protagonista di uno scontro per certi versi epocale tra un comitato di agguerriti cittadini da una parte e la giunta allora in carica, che in quell’area aveva ottenuto un finanziamento per realizzare un autosilo. «Una battaglia che rifarei oggi come allora - dice l’architetto Gianluigi Fammartino, che abitava nella zona e all’epoca sedeva in consiglio comunale per il gruppo dei Verdi arcobaleno -. Fu una grande mobilitazione per una battaglia di buonsenso. Lì non c’era soltanto l’ippocastano ma una bellissima area a verde che non era giusto sacrificare. Spero proprio che non accada nemmeno ora». In realtà l’assessore Vincenzo Bella, se non proprio a un autosilo, a un ampliamento del parcheggio tramite una struttura sopraelevata in metallo, ha già pensato. E subito si sono sollevate le proteste.

Ventotto anni fa, a salvare la pianta furono prima la Procura della Repubblica, che dispose un sequestro sull’area e poi la Soprintendenza, che pose il vincolo sulla pianta. «Allora il Comune perse un sacco di soldi, sei miliardi - ricorda così l’ex sindaco dc Angelo Meda -. Ero e resto convinto che bisognasse fare l’autosilo - prosegue - perché faceva parte del progetto di creazione di un parcheggio di cintura in una zona prossima alla città, ma non tale da intasare il centro. Ricordo ancora la sera in cui avvisammo l’impresa Cipriani che l’indomani alle 5 del mattino avrebbe dovuto abbattere la pianta. Telefonammo a mezzanotte, ero con l’assessore Renato Ostinelli, il suo collega Franco Panzeri e il capo di gabinetto Antonio Tagliaferri. Ancora oggi non ho capito chi avvisò gli esponenti del Pci: all’alba trovammo cinque o sei ragazzi abbarbicati alla pianta e fu l’inizio della fine». Un’occasione perduta, ribadisce l’ex sindaco: «Avremmo potuto avere un autosilo a costo zero senza andare a cercare altre soluzioni come si sta facendo oggi. La Ticosa? Poi per arrivare in centro bisogna affrontare un percorso a ostacoli, da via Ambrosoli invece si arriva subito in città murata».

Ventotto anni dopo, le opinioni dei protagonisti sono ancora le stesse, come piantate per terra. L’ippocastano rosa invece non c’è più, si è spento serenamente, di vecchiaia.n 
M. Cav.

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