Como, anche in città
le zone proibite ai denunciati

Locatelli: «Auspicabili contro spaccio e degrado». Magatti: «Ma così si trasferiscono i problemi altrove». In consiglio si discute il regolamento di polizia locale

Il “daspo urbano” non basta: le “aree sensibili” della città devono essere delimitate e protette dalle incursioni di chi porta malavita e degrado. Lo chiede il ministero dell’Interno, che vuole alzare l’asticella in materia di sicurezza ed ha pertanto inviato disposizioni ai prefetti affinché creino in tutte le città “zone rosse” vietate a chi è stato denunciato per spaccio, reati contro la persona e danneggiamento dei beni.

A Como il pensiero va immediatamente ai giardini a lago, teatro di numerosi episodi di spaccio e risse. Proprio nelle settimane in cui si sta discutendo il nuovo regolamento di polizia locale che delimita le aree in cui sarà possibile applicare il “daspo urbano”, e alla vigilia della bella stagione che porterà migliaia di turisti in città, la proposta è accolta con favore del vicesindaco Alessandra Locatelli, assessore con delega, tra le altre, anche al Decoro urbano, leghista salviniana e ispiratrice della discussa ordinanza “anti accattoni”. E da ultimo, della proposta di sfrattare gli stranieri dagli appartamenti di via Milano Alta, per affidarli agli agenti e ai militari delle forze dell’ordine.

«Sarebbe auspicabile - dice - che le zone rosse si facessero anche qui. Purtroppo conosciamo tutti la situazione dell’area dei giardini a lago, che da un lato attira turisti e comaschi, proprio perché si tratta di un’area verde prospiciente il lago, e dall’altro è meta di bivacchi e di chi approfitta della sua centralità per farne una centrale dello spaccio».

Il periodo estivo sarà la cartina di tornasole di come funziona l’apparato di sicurezza in città: se si dovesse verificare la contemporanea adozione di ordinanze interdittive da parte della Prefettura e del nuovo regolamento di polizia locale da parte del Comune, la reale efficacia di questi provvedimenti sarà sotto gli occhi di tutti.

Muove critiche all’idea delle “zone rosse” invece Bruno Magatti, ex assessore della giunta Lucini, ora in minoranza con la lista Civitas. «È una soluzione sbrigativa, dettata dall'emotività, del tutto inefficace però per combattere lo spaccio - esordisce - Perché non fa altro che trasferire il problema da un’altra parte. Chi ha interesse a vendere droga, troverà altri spazi, altre piazze su cui puntare. L’effetto dunque sarà semplicemente quello di creare degrado da un’altra parte. Ma il problema non sarà affatto eliminato».

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