Como, cartellino “facile”
La svolta in Comune era stata annunciata

Dipendente licenziata per ritardi e assenze. Prima circolare sull’obbligo delle timbrature già nel 2015. Il segretario generale: le leggi sono chiare e note a tutti

«I dirigenti di settore controllano che la controllano che la timbratura delle presenze da parte dei propri dipendenti avvenga correttamente e valutano, per le pratiche scorrette, le misure o le procedure da adottare, secondo il caso concreto. È competenza dei dirigenti di settore l’attuazione di tutte le misure organizzative necessarie alla verifica del rispetto dell’orario di lavoro». Si tratta dell’articolo 9 del codice di comportamento interno al Comune di Como che era stato ricordato, in una circolare del dicembre 2015 firmata dall’allora segretario generale Tommaso Stufano. E, successivamente, sono stati fatti ulteriori avvertimenti al personale di attenersi alle norme su timbrature, permessi, ritardi e assenze. Nonostante questo, in pochi mesi, due dipendenti (la prima a fine febbraio, la seconda martedì mattina) sono state licenziate in tronco per non aver timbrato il cartellino e aver poi comunicato orari di ingresso non veritieri. «Le normative si conoscono - commenta l’attuale segretario generale di Palazzo Cernezzi Andrea Fiorella - e il personale sa bene che ci sono le leggi e il codice di comportamento». La norma dello Stato prevede «il licenziamento immediato» in caso di anomalie nelle timbrature e si tratta, precisa Fiorella, «di un obbligo di legge». Fiorella aggiunge di aver convocato personalmente i dirigenti «sensibilizzandoli sulla questione delle timbrature per fare in modo che facessero altrettanto con i dipendenti dei propri settori». Conclude parlando di «casi isolati», riferendosi ai due licenziamenti e assicura che «i controlli vengono fatti puntualmente». Sulla vicenda interviene anche il sindaco Mario Landriscina: «Sono particolarmente addolorato per le conseguenze personali della persona che si trova in questa situazione. Quanto avvenuto non fa piacere a nessuno, né registrarlo come elemento né subirlo. Penso innanzitutto alla grande sofferenza che porta a una grandissima difficoltà sia sul piano pratico, sia su quello psicologico». Ma, conclude, «non c’erano alternative».

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