Como, il pm: «Paratie,
reati macroscopici»

Dibattimento chiuso, al via la requisitoria del pubblico ministero: «In Comune collaudato sistema di reati». Addesso: «Un progetto sbagliato da dieci anni sta deturpando un’area che vengono a vedere da tutto il mondo»

Quattro ore di accuse, e siamo solo all’inizio. Il dibattimento sul caso paratie (e non solo) è formalmente finito (ma per la sentenza bisognerà attendere almeno dicembre). E ieri pomeriggio il pubblico ministero Pasquale Addesso, il magistrato che ha accusato l’apparato burocratico e politico del Comune responsabile anche penalmente del disastro paratie, ha iniziato la lunga requisitoria che sfocerà - fra tre settimane - nelle richieste di condanna.

Com’era da prevedere, l’esordio dell’atto d’accusa finale della Procura è stato veemente. Addesso ha sostenuto che le intercettazioni ambientali e telefoniche disposte dalla Procura negli uffici del Comune, avrebbero alzato il velo, in quell’anno a cavallo tra 2015 e 2016, su un «sistema collaudato di reati» e un «proliferare di illeciti, compiuti in quegli uffici, contro la pubblica amministrazione».

A essere messa sotto accusa è stata l’intera opera paratie, viziata da «illeciti macroscopici» ha chiosato il grande accusatore. Che ha aggiunto: «Dal 2008 quel cantiere impedisce la fruizione del lago. Il tutto per realizzare un progetto sbagliato che ha determinato un deturpamento di un’area che da tutto il mondo vengono a vedere». Un’opera per la quale «fin dall’origine sono state fatte scelte sbagliate» a causa di «gravi condotte» in cui «la buona fede non è mai ipotizzabile». Si torna in aula il 17 ottobre. Sentenza attesa per metà dicembre.

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