Como, la città è “morta”
E i turisti scappano subito

Strapieni di stranieri ma il soggiorno dura solo due notti - Rasella: «Cultura decisiva». Gentilini: «Evento a Villa Olmo sulla nautica»

Per una volta i numeri sono eloquenti. Como è tra le venti città capoluogo più frequentate (è al diciottesimo posto nella classifica della densità turistica in cui si pesa la presenza dei visitatori in relazione alla superficie territoriale) ma la durata media del soggiorno è tra le più basse d’Italia, solo due giorni e mezzo. Il quadro emerge da un’indagine de ll Sole 24Ore che ha preso in considerazione le principali città italiane, dalla godereccia Rimini alla “tristanzuola” Lodi.

Bene, il format del turismo comasco è quello della classica “toccata e fuga”: qualche ora per il centro storico, l’escursione in funicolare (coda permettendo) e il giorno successivo, se ci sta, la gita in battello.

Possibile che non ci sia spazio per altro? Possibile che non ci sia modo di valorizzare ulteriormente quel boom di turisti stranieri che, da Expo in avanti, sta interessando il territorio? «C’è una parola chiave su cui dobbiamo lavorare ed è “cultura”» dice Giuseppe Rasella, titolare dell’Hotel Regina di Gravedona e delegato al turismo in seno alla giunta della Camera di commercio. Sugli eventi, in particolare i concerti e le mostre, Como sta perdendo posizioni ed è finita, rispettivamente, al 73esimo e al 53esimo posto. Un dato quest’ultimo su cui incide soprattutto lo stop alla tradizione ormai consolidata delle grandi mostre a Villa Olmo.

«I dati ci indicano, una volta di più, la necessità che il territorio faccia un cambio di passo - continua Rasella - non esistono bacchette magiche ma molto si può fare, allungare la permanenza dei turisti passa da un’offerta maggiore di eventi, ma soprattutto da un maggiore coordinamento e da una programmazione più organizzata. Fare sistema a livello territoriale, in un ambito come quello del turismo, fa la differenza: il dibattito sul prolungamento della stagione è aperto ma i singoli operatori da soli non possono farcela, serve uno sforzo di tutta la comunità».

I tempi della pubblica amministrazione non coincidono con quelli delle vacanze: «Gli operatori stanno lavorando oggi sui pacchetti dell’estate 2021 quando i Comuni si trovano in condizione di organizzare mostre e rassegne con pochi mesi di anticipo». Cultura, del resto, non significa solo eventi.

Agli occhi dei turisti brillano in primo luogo musei e monumenti, principali punti di riferimento di quasi tutti i percorsi di visita. Con cinque punti cardinali in città: il Duomo, la funicolare Como-Brunate, Villa Olmo, Sant’Abbondio e il centro storico. Una graduatoria frutto delle indicazioni dei visitatori e che potrebbe essere un’utile traccia di lavoro per capire ciò che funziona e che può essere ulteriormente valorizzato. «I dati non mi sorprendono - dice Roberto Cassani, presidente dell’Associazione Albergatori e titolare del Suisse di piazza Cavour - il nostro è da sempre un turismo di passaggio, possiamo crescere puntando sui fattori più ricercati vale a dire paesaggio, natura, ville e lago. La cultura? Un calendario di eventi di livello aiuterebbe ma non siamo una città d’arte e non abbiamo strutture museali capaci di generare flussi turistici significativi. Non credo che mai ci saranno turisti interessati a scegliere Como per visitare le pinacoteca o il museo storico. Oltretutto la frammentarietà della rete museale non aiuta l’organizzazione di un’offerta significativa».

Il Comune di Como ha un ruolo da protagonista in questa vicenda. L’assessore Carola Gentilini difende quanto si è riusciti a fare in pochi mesi - «trenta serate dopo le sei dello scorso anno mi pare un primo risultato soddisfacente» - ma guarda già al prossimo anno e non esclude la possibilità di puntare su eventi più ambiziosi e strutturati: «L’idea c’è - aggiunge - anche se ovviamente bisogna sempre fare i conti con i fondi a disposizione. Molto del resto si fa già ora e mi riferisco in particolare all’attività del Teatro Sociale, punto di riferimento assoluto per la vita culturale comasca».

Sulla scrivania di Gentilini resta aperto il dossier mostre. Verrà ripresa la tradizione da un paio di anni in stand by? «L’obiettivo è quello ma bisogna anche essere realisti - dice Gentilini - i tempi d’oro di Gaddi sono lontani, ci sono meno risorse a disposizione e un certo tipo di eventi, perlomeno in quella forma, oggi non è più proponibile. Il 2020 di Villa Olmo? Sto pensando a un evento legato alla nautica, per ora solo una traccia di lavoro».

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