Como, ma quale assenteista
Comune, ennesimo pasticcio

Il tribunale ordina il reintegro della dipendente licenziata a gennaio. Il giudice: nessuna frode, in dubbio la buona fede dell’amministrazione

Il giudice del lavoro ha accolto il ricorso della dipendente comunale che lo scorso gennaio era stata licenziata con l’accusa di avere falsificato gli orari di ingresso al lavoro. Il tribunale ha ordinato l’immediato reintegro dell’impiegata e il pagamento di tutte le indennità che le spettano a partire dal giorno del suo allontanamento (era il 26 gennaio). Non solo: Palazzo Cernezzi dovrà farsi anche carico delle spese legali.

Il giudice Gian Luca Ortore ha ribadito un principio chiave della norma: quello cioè che il licenziamento del “furbetto del cartellino” presuppone un comportamento fraudolento, che nel caso di questa addetta dell’Anagrafe comunale sembrerebbe non sussistere affatto. Anzi: se c’è qualcuno in mala fede, nella ricostruzione di una storia che ebbe a suo tempo vastissima eco, questi sarebbe proprio il Comune.

Ecco, in proposito, cosa scrive il magistrato: «In tutta la vicenda non sembra che abbia avuto un effetto trascurabile anche l’atteggiamento tenuto dall’amministrazione, la cui condotta non pare pienamente rispettosa del generale principio di correttezza e buona fede che, come noto, costituisce un criterio di valutazione dell’adempimento degli obblighi contrattuali».

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