Como: setificio, la ripresa
«A scuola il 70%, ma è tutto in forse»

L’idea: due alunni su tre in classe, a rotazione. Per il preside molto dipenderà dal numero di bus e dall’andamento dei contagi nelle prossime settimane

Lo scenario può cambiare da un giorno all’altro. Però, stante la situazione attuale e alla luce delle indicazioni oggi a disposizione, l’idea attorno cui sta lavorando il Setificio è avere, a scuola, due studenti su tre.

«Una premessa è doverosa – chiarisce il preside Roberto Peverelli – ogni decisione assunta in questo momento rischia d’essere fragile e rivedibile. Molte informazioni non sono disponibili, a partire dall’andamento dell’epidemia a metà settembre, fino ad arrivare alla questione dei trasporti, sulla quale è in corso un dialogo ma che al momento non è risolta».

Così, si sta pensando di portare in classe, ogni giorno, circa il settanta per cento degli iscritti. «Le ragioni sono sostanzialmente due – aggiunge il dirigente – innanzitutto, nelle condizioni attuali è il numero massimo immaginabile di studenti trasportabili sui bus. Poi, stiamo riflettendo se non sia comunque opportuno, nella prima fase, per favorire il controllo e avere un migliore distanziamento e rispetto delle regole, fare i conti con una riduzione della concentrazione delle presenze a scuola, lavorando quindi con un numero ridotto di alunni rispetto al totale».

Il nodo degli ingressi

Sarà necessario ricorrere alla didattica a distanza: a questo proposito, la rotazione settimanale avverrà per classe, non sarà divisa a metà la sezione. L’idea è creare una proporzione tale per cui, nel corso dell’anno, un ragazzo passi due settimane a scuola e una a casa. Ovviamente, lo schema è sulla carta e deve poi confrontarsi con la realtà: non è detto, infatti, che a metà settembre i ragazzi poi potranno effettivamente prendere i mezzi o non si decida, a causa di una curva dei contagi in salita, di posticipare la partenza delle scuole. «Se dovessimo farlo – continua Peverelli – utilizzeremo la didattica digitale integrata, con una serie di attività fattibili, progettate e pensate proprio per essere svolte da casa. Se invece non si potrà, bisognerà ricorrere ad altre formule, per esempio la registrazione delle lezioni o la diretta in streaming. Ecco, da un punto di vista didattico e considerato il processo d’apprendimento, a me non piacciono perché non credo siano efficaci. Capisco possa essere una soluzione in alcuni casi: se possibile, però, eviterei, cercando qualcosa di diverso». Capitolo ingressi: l’azienda dei trasporti ha di fatto escluso l’opzione della diversificazione degli ingressi spalmati su diversi orari poiché andrebbe a complicare l’afflusso e l’accesso ai bus da parte degli utenti delle altre fasce. Quindi, al momento, sono due le ipotesi in campo: la prima prevede due fasce d’ingresso, alle 8 e alle 9. La seconda idea, invece, prevedrebbe l’accesso di tutti alle 8, magari con uno scaglionamento ridotto per classi, sfruttando invece i diversi accessi presenti al Carcano (potrebbero essere fino a cinque).

«Ne stiamo discutendo durante i colloqui con chi si occupa dei trasporti – precisa il preside – vedremo se posticipare l’ingresso, magari per qualche classe, potrebbe essere una soluzione fattibile».

Dialogo con l’Insubria

Il Carcano si è assestato attorno a quota 1600 studenti, un numero molto alto al quale, negli ultimi due anni, ha corrisposto un incremento delle classi e delle aule da utilizzare.

Fra i lavori previsti, sarà installata una parete mobile nell’aula multimediale: in questo modo sarà divisa in due e potrà ospitare altrettanti classi. Inoltre, è stato avviato un dialogo con l’Insubria per avere qualche aula in più, altrimenti si procederà a una rotazione minima.

Infine, come in tutte le scuole c’è la questione dell’afflusso al bar. Per questo, si sta ragionando attorno a un’applicazione attraverso cui prenotare e pagare ciò che si vuole durante l’intervallo. Così il gestore potrà portare i cibi e le bevande al piano e distribuirli ai diretti interessati.

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